Amministrative, serve riallacciare il rapporto di fiducia tra cittadini e politica


Quel cambio di passo che può venire solo dal territorio. Il punto di vista di Daniele Toto



Categoria: ABRUZZO
11/06/2017 alle ore 10:41



L’Aquila, 11 giugno 2017

Le elezioni amministrative sono l’occasione, imperdibile, di riallacciare il rapporto di fiducia tra i cittadini e la politica. Per questo l’appuntamento di oggi, che vede alle urne quasi dieci milioni di italiani, sarà un ottimo termometro che i partiti non dovranno trascurare. Si è data l’impressione in queste settimane che la politica, a Roma, abbia perso la bussola. E che si stia consumando una lotta per la sopravvivenza esclusivamente giocata attorno alla legge elettorale che verrà, forse.

Ognuno rivendica per sé regole che favoriscano il proprio schieramento, anzi la propria parrocchia. E’ comprensibile, non c’è dubbio. Ma così facendo si continua a rinviare il vero nodo della questione: chi rappresentano questi partiti? Per mesi è stato detto che la legge elettorale andava cambiata perché era cambiato lo schema, da bipolare (centrodestra e centrosinistra) a tripartito (centrodestra, centrosinistra e M5S). Nessuno però pare intenzionato a registrare un altro dato restituito inesorabilmente dalle urne: alle elezioni politiche del 2013 il primo partito è stato quello dell’astensione.

Per questo dalle consultazioni amministrative di oggi può e deve arrivare un segnale, al di là di chi saranno i vincitori. Proprio da qui, dal primo nucleo di polis che il cittadino sente più vicino, è indispensabile ricostruire un rapporto che pare compromesso a livello nazionale: il cambio di passo indispensabile non può che venire dal territorio. E cioè dal Comune che gestisce servizi primari al cittadino e garantisce il primo livello di partecipazione attiva degli abitanti alla vita politica. Il senso di appartenenza di ogni singolo cittadino alla sua città deve trovare naturale sbocco in un orgoglio di partecipazione alla competizione politica. Senza partecipazione per il bene delle nostre città, si lascerebbe spazio ad una mera lotta per l’occupazione del potere e delle poltrone.

Quello del sindaco è il mestiere più difficile che c’è: non esiste filtro tra il primo cittadino e la sua comunità, specie nelle comuni di piccole dimensioni. Deve saper interpretare gli umori della città, la pancia ma anche la testa. Deve saper dire no, anche quando scelte scomode lo espongono all’impopolarità. E deve essere soprattutto una guida oltre che prima autorità di protezione civile.

Bene dunque le candidature di chi si vuole impegnare con la consapevolezza che questo ruolo esige. Sia che si tratti di aspiranti sindaci appoggiati dai partiti, sia che si tratti di figure espressione del civismo. Quello che conta è saper interpretare un’esigenza di rinnovamento e di radicale cambio di prospettiva che possa dare un segnale forte anche a livello nazionale.