Renzi spinge per voto anticipato: sei mesi prima o dopo non cambia nulla


Pronto il maxiemendamento che trasforma il Rosatellum nella nuova legge elettorale alla tedesca con sbarramento al 5%



Categoria: Transatlantico
31/05/2017 alle ore 18:50



Roma,31 mag (Agenzia Nova) – Matteo Renzi, forte dell'accordo con Silvio Berlusconi e il M5s, spinge sulla nuova legge elettorale e sul voto anticipato. "Sei mesi prima o sei mesi dopo non cambia niente", osserva il segretario del Pd. E, non a caso, l'ordine di scuderia è quello di fare in fretta. La dead line è il 5 luglio, data entro la quale, l'ex premier conta di avere già in tasca il primo sì della Camera alla riforma. Il relatore della legge elettorale, Emanuele Fiano, già stasera presenterà il maxiemendamento che sostituisce interamente il Rosatellum, la precedente proposta del Pd, e che accoglie l'accordo con Forza Italia e il M5S sul sistema Tedesco, con sbarramento al 5 per cento. Il segretario dei Democratici, che stamattina ha inaugurato la nuova rassegna stampa del Pd sui social 'Orenove', per prima cosa cerca di sgombrare il campo dalla preoccupazione che andare al voto possa mettere a rischio la stabilità del Paese. Chi lo dice, sottolinea, "solleva una risata europea. Nei prossimi mesi, vanno a elezioni anche altri Paesi e non hanno il problema di mandare la legge di stabilità all'Unione europea". Il riferimento è ad Ap, il partito di Angelino Alfano, che da questa partita rischia di uscirne fuori con le ossa rotte. Renzi, infatti, non ha nessuna intenzione di cedere sulla soglia di sbarramento e ribadisce che "il 5 per cento è un elemento costitutivo", perchè con questo sbarramento in Parlamento "entrano pochi partiti". Anzi, il segretario del Pd lo dice chiaramente: la soglia del 5 per cento "elimina il potere di ricatto e veto dei piccoli partiti". Ma il leader di Ap, Alfano, risponde a tono: "assistiamo divertiti a queste dichiarazioni sul potere di ricatto e di veto dei piccoli partiti - scrive il ministro degli Esteri su Facebook -. Incredibile. Fin qui i governi li ha fatti cadere solo il Pd, peccato fossero i propri: Enrico Letta, Renzi e adesso vedremo se indurrà anche Gentiloni alle dimissioni oppure lo sfiducerà. In tutti e tre i casi, il segretario del Partito Democratico è sempre lo stesso. Piccoli partiti? Diffidare dei grandi. Questa chiamasi instabilità ma, caro Pd, chiamale se vuoi 'elezioni". Renzi, comunque, non dovrà vedersela solo con Alfano ma anche con la minoranza del suo partito. "Ribadiamo la nostra perplessità per una legge che ha dominato gli anni '90 e che inevitabilmente toglie lo scettro ai cittadini. - sottolinea il ministro della Giustizia, Andrea Orlando -. Vedremo se con la scrittura del testo sulla legge elettorale, frutto di un'intesa che per oggi è politica, si eviterà un altro rischio, ovvero di togliere ai cittadini anche la facoltà di scegliere i parlamentari". Nessun problema, invece, da parte della Lega che ha un unico obiettivo: tornare subito alle elezioni. "Scelgano la legge che vogliono e poi si vada al voto il prima possibile - taglia corto Matteo Salvini -. Io sono pronto a votare anche a Ferragosto".