Venticinque migranti richiedenti asilo, tutti uomini tra i 20 e i 30 anni, sono senza sistemazione da oltre dieci giorni nel capoluogo abruzzese. Arrivati da Trieste dopo aver attraversato la rotta balcanica, non hanno trovato posto nelle strutture di accoglienza, ormai al completo. In attesa di indicazioni, dormono tra stazioni, parchi e, nelle ultime notti, davanti alla Prefettura.
Il percorso burocratico per la richiesta d’asilo è fermo: per presentare domanda serve un indirizzo di residenza o una struttura di riferimento, requisito che nessuno di loro possiede. L’appuntamento per la formalizzazione è fissato al 16 dicembre. Alcuni cittadini hanno offerto cibo, coperte e sacchi a pelo, mentre la Prefettura conferma di essere al lavoro per individuare soluzioni temporanee, soprattutto in vista del freddo imminente.
La situazione sanitaria desta preoccupazione: diversi migranti presentano irritazioni cutanee e segni riconducibili alla scabbia, ma non hanno accesso a visite mediche. Tra loro, Usama, 24 anni, pakistano, mostra una profonda cicatrice all’addome, frutto – secondo il suo racconto – di un’aggressione subita lungo la rotta. Altri, come Hamza e Rashed, afghani, raccontano di viaggi durati anni tra Pakistan, Iran, Turchia, Grecia e Balcani.
L’associazione Fraterna Tau, che gestisce la Mensa di Celestino in piazza d’Armi, fornisce pasti e docce al gruppo, ma denuncia l’assenza di un dormitorio pubblico in città. «Possiamo accoglierli solo di giorno, ma di notte non abbiamo spazi», spiega il presidente Paolo Giorgi, che ribadisce la richiesta al Comune di destinare alcuni alloggi del progetto Case all’accoglienza.
«All’Aquila manca una struttura stabile per le emergenze», sottolinea Giorgi. «Senza un dormitorio, ogni inverno si rischia di affrontare situazioni drammatiche come questa».