L'Aquila, sedici anni dopo: la ricostruzione delle periferie è la vera sfida



di Redazione
Categoria: ABRUZZO
01/09/2025 alle ore 09:44



Sedici anni dopo il terremoto che la notte del 6 aprile 2009 devastò il capoluogo abruzzese, l’Aquila continua il suo lungo percorso di rinascita. Se il centro storico, pur non ancora del tutto completato, ha ritrovato la sua vitalità con palazzi, chiese e nuovi spazi di socialità, la sfida più difficile resta quella delle periferie.

«Non si tratta soltanto di rimettere in piedi gli edifici – spiega l’architetto Alfredo D’Ercole – ma di ricostruire un’organizzazione sociale che in molti quartieri non si è mai davvero consolidata».

D’Ercole sottolinea come il sisma abbia messo a nudo gli errori urbanistici degli anni Sessanta e Settanta, mostrando la fragilità di interi quartieri. Dopo l’emergenza, risolta con i Moduli Abitativi Provvisori e il progetto C.A.S.E., la ricostruzione privata è proceduta più rapidamente di quella pubblica, frenata da burocrazia, ricorsi e ribassi eccessivi.

Oggi, però, il vero obiettivo è dare nuova vita a circa 500 alloggi ATER ancora inagibili e a un centinaio di case sfitte. La rigenerazione urbana – sostiene D’Ercole – deve puntare a spazi di vita quotidiana, luoghi di interazione e coesione sociale, oltre che a edifici sicuri, energeticamente efficienti e pronti ad affrontare i cambiamenti climatici.

Esempi concreti arrivano dai progetti per i quartieri di Preturo e Monticchio, elaborati da giovani laureandi, che prevedono il recupero dell’esistente senza demolizioni, l’uso di materiali sostenibili e soluzioni bioclimatiche.

Ma non è solo un problema tecnico. Per l’architetto è urgente un piano di politiche abitative che tenga conto delle nuove esigenze: case a canone moderato per studenti, lavoratori temporanei e famiglie della cosiddetta “fascia grigia”, esclusa sia dal mercato privato che dall’edilizia popolare.

«L’Aquila è un laboratorio di esperienze – conclude – e può diventare un modello nazionale di rigenerazione urbana e lotta alla marginalità sociale». Un percorso complesso, ma necessario per trasformare la città martoriata in una città più resiliente, inclusiva e capace di guardare al futuro.

 

Pubblicazione scientifica completa:

https://drive.google.com/file/d/1cXPQXMnFcVeNsGZm8rugdh2NBWnoU7zj/view?usp=share_link