Cresce la preoccupazione nello stabilimento Stellantis di Atessa (ex Sevel), dopo le dichiarazioni di Jean-Philippe Imparato, responsabile europeo del gruppo, che ha ipotizzato la possibile chiusura di alcuni impianti italiani entro l’anno, in assenza di interventi su costi energetici e normative sull’elettrico. Pur non citando direttamente Atessa, il riferimento ha scatenato l’allarme tra lavoratori e sindacati.
La Fiom Cgil di Chieti, con il segretario Alfredo Fegatelli, ha definito “gravissime” le parole di Imparato, sottolineando come l’impianto abruzzese sia il fulcro della produzione italiana di veicoli commerciali leggeri e occupi migliaia di lavoratori, compresi quelli dell’indotto in tutto il centro-sud.
A rassicurare è intervenuta l’assessora regionale Tiziana Magnacca, che ha criticato duramente chi “ha alimentato panico infondato”, ribadendo che lo stabilimento non è stato menzionato tra quelli a rischio e che Stellantis ne riconosce la strategicità. Sulla stessa linea anche Anne Abboud, responsabile della divisione veicoli commerciali Pro One di Stellantis, che ha definito Atessa “impianto chiave” e “tra i più efficienti d’Europa”, confermando che non ci saranno cambiamenti nell’impronta industriale.
Tuttavia, resta la preoccupazione per la costante riduzione degli occupati: si è passati da oltre 6.000 dipendenti diretti a meno di 4.900, con un piano di esodo incentivato che porterà il numero a circa 4.500. A questo si aggiunge l’uscita di numerosi lavoratori interinali, lasciati fuori senza rinnovo.
I parlamentari abruzzesi del PD, Michele Fina e Luciano D’Alfonso, lanciano l’allarme: “Il Governo è assente e la Regione distratta. Serve una strategia industriale per salvaguardare una delle poche grandi realtà produttive del Mezzogiorno”.
In sintesi: nessuna chiusura ufficiale annunciata, ma i segnali di crisi ci sono, e la tenuta occupazionale resta un nodo cruciale.