In Abruzzo, oltre il 70% dei reparti di medicina interna degli ospedali è attualmente oltre la soglia massima di capienza, e l’85% degli stessi soffre una persistente e grave mancanza di personale. Una situazione critica che emerge da un’indagine condotta dalla Fadoi – la Federazione dei medici internisti ospedalieri – tra marzo e aprile 2025.
I reparti di medicina interna rappresentano il fulcro dell’assistenza per circa la metà dei pazienti ricoverati, in particolare anziani con patologie croniche e multiple. Si tratta di pazienti fragili, che necessitano di cure articolate, letti sufficienti e un numero adeguato di operatori sanitari. Tuttavia, l’indagine mostra un quadro allarmante: nessuna unità operativa ha un tasso di occupazione inferiore al 70%, e il 71% opera addirittura in condizioni di "overbooking", ovvero con un numero di pazienti superiore ai posti letto disponibili.
In concreto, questo significa che spesso i malati vengono curati in corridoio, sistemati su barelle dietro semplici separé, con evidenti criticità in termini di dignità e qualità dell’assistenza. A peggiorare la situazione è la cronica carenza di personale sanitario, che affligge la stragrande maggioranza dei reparti.
Fadoi evidenzia anche come circa un ricovero su quattro potrebbe essere evitato se i servizi sanitari territoriali fossero più efficienti e meglio organizzati. Inoltre, la mancanza di prevenzione è responsabile di quasi il 30% delle ospedalizzazioni rilevate.
Una volta dimessi, i pazienti rientrano nel 71% dei casi presso la propria abitazione, usufruendo di assistenza domiciliare integrata, mentre il restante 29% viene trasferito in strutture residenziali per anziani (Rsa).
La seconda parte dell’indagine si concentra sulla riforma della sanità territoriale legata ai fondi del PNRR. Entro giugno 2026 dovranno essere operative le nuove Case e Ospedali di Comunità, pena la perdita dei due miliardi di euro destinati al potenziamento di questi servizi. Il 71% dei medici si dichiara fiducioso sulla possibilità che queste nuove strutture contribuiscano a ridurre i ricoveri ospedalieri, ma con riserva: molto dipenderà da come saranno effettivamente realizzate e organizzate. Il 14% dei medici, tuttavia, esprime scetticismo assoluto, non prevedendo alcun beneficio da queste iniziative.
Infine, il peso del sovraffollamento e della carenza di organico si riflette anche sull’attività scientifica dei medici internisti: solo il 14% riesce a dedicarsi alla ricerca, mentre l’86% lamenta di non avere il tempo necessario per portare avanti progetti o pubblicazioni.
Angela Falco, presidente regionale Fadoi, sottolinea come la qualità delle cure non possa che risentire negativamente di un sistema al limite del collasso. “Il sovraffollamento cronico, aggravato dalla carenza strutturale di personale, ha un impatto inevitabile sull’efficacia e sulla sicurezza dell’assistenza”, ha dichiarato. Tra le cause principali, anche gli accessi inappropriati al Pronto Soccorso e la difficoltà, per molte famiglie, nel gestire autonomamente pazienti che potrebbero essere dimessi.
Serve una svolta decisa, e in tempi brevi, per evitare che la medicina interna – pilastro dell’assistenza ospedaliera – crolli sotto il peso delle sue stesse responsabilità.