Davide De Lellis, “The Brave”: il riscatto di un campione con i guantoni e con il cuore
Nel mondo della boxe, dove ogni colpo racconta una storia di sacrificio e determinazione, Davide De Lellis ha scritto la sua pagina più bella. Conquistando il titolo IBO Mediterranean dei pesi supermedi, il pugile abruzzese ha coronato un sogno nato tra i pugni della vita, ben prima di quelli sul ring. Non è solo la vittoria sportiva a colpire, ma il percorso umano che lo ha portato fin lì: da ragazzo vittima di bullismo a simbolo di forza e riscatto, capace di trasformare la sofferenza in energia, la rabbia in disciplina e la paura in coraggio.
Ho raggiunto telefonicamente Davide per parlare non solo del trionfo che lo ha consacrato tra i grandi, ma anche della lunga strada che lo ha portato fin lì — una storia che vale la pena raccontare.
Un titolo sudato e meritato
Classe 1994, nato a Spoltore (Abruzzo), De Lellis – oggi conosciuto come “The Brave” – ha iniziato la sua carriera tra i dilettanti, collezionando 17 vittorie, 10 pareggi e 6 sconfitte. Il debutto tra i professionisti risale al 2017, con una vittoria netta sull’emiliano Rodolfo Benini al 1° Memorial Pino Bellia. Dopo vari match e qualche stop forzato per infortunio, è arrivato il grande giorno: 18 aprile 2025, PalaRoma di Montesilvano. Davide conquista il titolo IBO Mediterranean battendo Christian Schembri ai punti, con verdetto maggioritario: 95-95; 97-94; 97-93.
Il 18 aprile scorso, nel match svoltosi a Montesilvano, hai conquistato il titolo IBO del Mediterraneo. Come hai preparato l’incontro e quale è stato il tuo punto di forza?
«Sicuramente non è stato un match facile. Con un titolo così importante in palio, nessun incontro lo è. L’ho preparato alla perfezione con il mio maestro Giorgio Maccaroni, con Michele Luli e con Massimiliano Zenobio, che ha curato la parte atletica. Dopo l’inizio a Pescara, abbiamo fatto un training camp di sei settimane a Roma, lavorando su tutti gli aspetti tecnici. Il mio punto di forza? I colpi più duri… e la mia voglia di vincere.»
Ti aspettavi che Schembri fosse un avversario così ostico?
«Mi aspettavo un match difficile, ma non così complicato. Schembri è stato furbo, esperto. Dopo i primi colpi duri al primo round, ha cambiato completamente strategia. Abbiamo dovuto improvvisare, ma al mio angolo non ho solo tecnici: ho dei veri e propri *angeli custodi*. Sono stati loro a trovare la chiave per farmi vincere.»
Parli di “angeli custodi”: ti riferisci solo alla strategia o anche alla motivazione nei momenti difficili?
«Entrambe le cose. Non avevo mai disputato né otto né dieci round – gli ultimi due match li avevo vinti per KO. All’ottavo ho avuto un piccolo calo, più mentale che fisico. Giorgio lo ha capito subito e mi ha motivato come non mai.»
Quanto conta la preparazione psicologica in un match del genere?
«La testa conta più del fisico. Puoi essere al massimo della forma, ma se non sei mentalmente pronto, hai perso prima ancora di salire sul ring. Soprattutto contro avversari esperti.»
Oggi molti pugili fanno spettacolo, irridono l’avversario. Tu sembri avere uno stile completamente diverso, è una scelta?
«Sì, è la mia natura. Mio padre mi ha insegnato l’umiltà e la calma. Schembri mi ha deriso al peso, ma durante il match rideva ben poco. Non mi interessa provocare: salgo sul ring per combattere, non per fare show.»
A proposito di tuo padre, le prime parole dopo la vittoria sono state per la tua famiglia. Quanto conta per te il loro sostegno?
«Conta tantissimo. È uno sport duro e, soprattutto all’inizio, mia madre non era entusiasta. Ma oggi è fiera di me. Mio padre è il mio primo sostenitore, si è meritato questa vittoria tanto quanto me.»
Dal bullismo al ring: la rinascita di “The Brave”
Hai più volte raccontato che hai iniziato a fare boxe dopo essere stato vittima di bullismo. Cosa ti ha spinto a reagire così?
«Tutto è iniziato a scuola, poi anche sull’autobus: prese in giro, umiliazioni. Quando ho iniziato a fare boxe, ho reagito. E hanno smesso. Un episodio che mi ha colpito? Uno di quei ragazzi, anni dopo, è venuto a un mio match nel 2019 con suo figlio… e mi ha chiesto un autografo.»
Cosa ti senti di dire a chi oggi subisce bullismo?
«Fate sport da combattimento. Anche se i genitori non vogliono, fatelo. Dà forza, tecnica, sicurezza… ma soprattutto ti tempra psicologicamente. Ti cambia dentro.»
Il futuro di Davide De Lellis
Qual è il tuo prossimo obiettivo?
«Mi sono preso dieci giorni di riposo. Ora ho ripreso gli allenamenti. Con il mio maestro decideremo se puntare al titolo italiano o tentare subito un altro titolo internazionale. La fame non manca.»