Omicidio in Val Vibrata



di Redazione
Categoria: ABRUZZO
17/04/2025 alle ore 08:57



Potrebbe essere nato da un tentativo di adescamento o da una rapina degenerata l’omicidio di Martino Caldarelli, 48 anni, originario di Isola del Gran Sasso (Teramo), il cui corpo è stato ritrovato nella serata di ieri in un laghetto in Val Vibrata. Gli inquirenti ritengono di essere vicini alla piena ricostruzione dell’accaduto, grazie a importanti sviluppi investigativi emersi nelle ultime ore.

Due persone, un uomo e una donna, sono state ascoltate dagli investigatori e la loro posizione è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria. Sebbene non si parli ancora di una confessione formale, entrambi avrebbero fornito dichiarazioni ritenute “molto significative”, tali da permettere una prima ricostruzione dettagliata dei fatti.

Secondo quanto emerso durante una conferenza stampa tenuta dal procuratore capo di Teramo, Ettore Picardi, e dal comandante provinciale dei Carabinieri, Pasquale Saccone, il delitto si inserisce in un contesto di marginalità sociale. I due indagati, infatti, vivevano di espedienti e conducevano un’esistenza ai limiti, fatta di piccoli raggiri e stratagemmi per sopravvivere. L’omicidio, a quanto pare, non sarebbe stato premeditato ma frutto di una situazione sfuggita di mano.

Le indagini indicano che Caldarelli, descritto come una persona tranquilla e riservata, potrebbe essere stato attirato in trappola attraverso i social. Dopo un incontro iniziale, probabilmente avvenuto in un’abitazione situata a pochi chilometri dal luogo del ritrovamento, si sarebbe verificata una violenta colluttazione culminata con l'accoltellamento della vittima. Il corpo è poi stato trasportato e occultato in un laghetto, legato a un peso per impedirne l’emersione. È stata la donna, in un momento chiave delle indagini, a fornire indicazioni cruciali che hanno portato al ritrovamento del cadavere.

Fondamentale per la svolta investigativa è stato anche il rinvenimento dell’auto di Caldarelli, ritrovata domenica scorsa in una zona isolata: era stata riverniciata e poi data alle fiamme, probabilmente nel tentativo di eliminare qualsiasi traccia di DNA o elementi compromettenti.

Gli investigatori stanno ora verificando la possibilità che la coppia sia coinvolta in altri episodi simili di adescamento. Gli approfondimenti sono ancora in corso, ma la Procura si dice ottimista: mancano solo alcuni dettagli per completare l’intero quadro e giungere alla piena risoluzione del caso.