Il risultato elettorale delle regionali in Sardegna è divenuto un nuovo terreno di scontro tra le coalizioni che in Abruzzo si contendono la vittoria delle regionali del 10 marzo.
Da un lato c’è il centrosinistra che, ringalluzzito dalla vittoria sarda della pentastellata Todde, soffia su questo traguardo paventando anche in casa nostra il sorpasso del candidato presidente Luciano D’Amico sostenuto dai partiti di centrosinistra e del cosiddetto “campo largo”. Il rischio di un “effetto domino” non sembra invece affatto impensierire il centrodestra che sostiene il mandato bis del presidente uscente Marco Marsilio.
Come ha avuto modo di precisare il Presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri, ricandidato nelle liste di Forza Italia, il risultato della Sardegna disegna una netta maggioranza delle liste di centrodestra che hanno sfiorato il 50%». In sintesi per Sospiri ,al di là della ricostruzione di stampa cavalcate dalla propagando campo avverso, in Sardegna ci sono stati due fattori che hanno condizionato pesantemente la sconfitta: in primo luogo la mancata ricandidatura del presidente leghista uscente Solinas (cosa che ha provocato crepe nella coalizione) e in secondo luogo una legge elettorale che prevede il voto disgiunto alle liste rispetto al presidente.
In Abruzzo la legge elettorale non prevede il voto disgiunto, ma soprattutto non ci sono stati ribaltoni nella proposta del centrodestra visto che Marsilio è ricandidato in una logica di continuità. Certo è che nei sondaggi la forbice percentuale, negli ultimi giorni utili alla pubblicazione dei sondaggi, si è ridimensionata. Il sondaggio di Winpoll, commissionato dal Pd, per quanto riguarda il dato saliente delle intenzioni di voto vede il 50,6% a favore di Marco Marsilio, mentre il 49,4% degli intervistati afferma di votare Luciano D’Amico.Ben diverso lo scenario del sondaggio dell’Istituto demoscopico “Noto sondaggi”, commissionato da un’associazione di promozione sociale vicina al centrodestra. In questo caso le intenzioni di voto posizionano Marco Marsilio al 53%, contro Luciano D’Amico al 47%. Sin qui le posizioni ai nastri di partenza degli schieramenti ufficiali. Poi c’è il “volgo”. In questo caso l’aria che tira consegna l’immagine di un Luciano D’Amico più carismatico ed empatico dell’avversario, ma più fragile nella portata dei consensi provenienti dalle liste. Il “romano” Marsilio sconta di non aver vissuto in Abruzzo e paga una dose di carisma inferiore all’avversario di centrosinistra ma, le indiscrezioni della vigilia lo quotano in vantaggio per la forza delle liste meglio strutturate. Il 10 marzo l’urna insindacabile dichiarerà il vincitore.
Nel frattempo l’Abruzzo è tappa delle passerelle dei big e dei leader politici nazionali. Una vetrina che male non fa, se consideriamo che il peso specifico della politica di casa nostra col taglio dei rappresentanti si è notevolmente impoverita. Quindi almeno ben vengano le passerelle elettorali per ricordare che esiste anche l’Abruzzo. Un collegio, quello nostro, - servito a blindare l’onorevole Donzelli e il senatore Bagnai (che abruzzesi non sono) - ma che ha espresso comunque il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Lei almeno, nella ripartizione dei Fondi Fsc, ha assegnato la dote più alta (1 miliardo e 267 milioni) all’Abruzzo rispetto alle altre 8 regioni firmatarie dell’accordo di Coesione. Lei, almeno, se lo è ricordata di essere stata eletta in Abruzzo.