Questa notte scatta l'ora legale con le lancette dell'orologio che alle 2 andranno spostate avanti di un'ora, dunque alle 3. Un'operazione che si ripete sempre con l'arrivo della primavera, così come in autunno si compie quella inversa di ritorno all'ora solare tirando indietro di un'ora l'orologio.
Potrebbe però essere l’ultima volta che si effettuerà questo cambio, perché da tempo l’Unione europea spinge per sopprimere il cambio d’ora.
Una prassi che in Italia è in vigore dal 1966 e che fondamentalmente nessuno ha mai messo in dubbio, dato che indubbi sono i vantaggi che ne derivano. Sfruttando maggiormente le ore di luce, infatti, oltre banalmente a godersi di più le giornate nei mesi estivi, si innesca un meccanismo dirisparmio energetico non indifferente, quantificato in oltre 500 milioni di kWh, pari al consumo medio annuo di elettricità di circa 200mila famiglie. I sei mesi di ora legale hanno dunque un importante impatto ambientale e anche economico, dal momento che minor consumo di energia significa anche bollette più leggere.
Commissione e Parlamento europeo hanno votato l'abolizione del cambio dell'ora dal 2022. Ma sarà davvero così?
Se in Italia ci sono pochi dubbi sui vantaggi dell'ora legale, nel resto d'Europa - dove le disposizioni relative all'ora legale sono state unificate nel1980 -tuttavia non è cosi. Nel 2018, infatti, il Parlamento europeo ha votato una proposta della Commissione europea che chiede di abolire il cambio dell'ora. Ai tempi la decisione aveva scatenato un ampio dibattito ma poi la questione era andata raffreddandosi, dal momento che la deadline inizialmente fissata per il 2019 era stata posticipata al 2021. Ora però il 2021 è arrivato e, entro la fine dell'anno, ciascuno Stato dell'Unione europea dovrà decidere se adottare l'ora legale o l'ora solare. Quello di stanotte potrebbe dunque essere l'ultimo passaggio all'ora legale, e quello del prossimo ottobre l'ultimo cambio dell'ora in assoluto.
Una prospettiva che fa discutere e che spacca in due l'Europa, coi Paesi mediterranei favorevoli al cambio dell'ora (o al mantenimento dell'ora legale, come avrebbe già scelto la Francia) e quelli del Nord, dove c'è un'alternanza luce-buio molto diversa a causa della vicinanza con il Circolo polare artico, entusiasti della direttiva comunitaria e pronti a regolarsi sul sole tutto l'anno. Il rischio, dunque, è che si perda la coesione oraria dell'Europa, generando più confusione di quanto avvenga con due cambi dell'ora all'anno uguali per tutti gli Stati membri. Lasciando infatti la libertà a ogni singolo Paese di scegliere quale adottare, solare o legale, ci sarebbero in vigore due orari ufficiali applicati a macchia di leopardo, a seconda delle scelta degli Stati. Inoltre, dal momento che è arrivato il via libera del Parlamento ma non ancora quello del Consiglio europeo, ci sono ancora margini per una trattativa. Ad alcuni Paesi, come ad esempio l'Italia che ha sempre guardato con freddezza alla proposta, potrebbe essere concesso di mantenere il cambio dell'ora. Andando così a parcellizzare ulteriormente l'orario del Vecchio continente tra chi adotta l'ora solare, chi quella legale e chi le utilizza entrambe.