Monta sempre di più la tensione per i 420 lavoratori della Honeywell di Atessa. Da otto giorni i dipendenti della nota fabbrica specializzata nella produzione di turbo diesel per diverse case automobilistiche hanno aderito alla sciopero a tempo indeterminato indetto dai sindacati Fim, Fiom e Uilm.
La vertenza riguarda la difesa del lavoro e del sito produttivo che rischia un ridimensionamento, se non addirittura la cessazione delle attività dopo 25 anni. Le organizzazioni sindacali e la Rsa di fabbrica chiedono all'azienda di sottoscrivere un accordo che preveda un piano industriale di rilancio e garanzie di investimenti per i prossimi cinque anni; inoltre, si reclama il trasferimento ad Atessa delle linee di produzione ora in Slovacchia, doppione dello stabilimento abruzzese, e un piano di rafforzamento dei livelli occupazionali con l'impegno di non procedere con licenziamenti. Il timore, infatti, è che i vertici aziendali potrebbero decidere di chiudere alla scadere dei contratti di solidarietà prevista per la primavera del 2018.
Lo sciopero, al quale ha partecipato un'ampia delegazione del Comune di Lanciano, guidata dal vicesindaco Giacinto Verna, è solo l’ultimo di una lunga serie che ha avuto origine con la crisi che nel 2008 ha attanagliato l’azienda. Da allora infatti, con il trasferimento della direzione in capo ai francesi, i primi competitors della fabbrica di Atessa sulla produzione di turbo diesel, si sono attuati due piani di esuberi che hanno interessato 115 lavoratori e 7 piani di ammortizzazioni sociali.
“Quando nel 1992 la fabbrica è stata aperta vi erano solo 40 dipendenti, oggi parliamo di circa 500 lavoratori che producono ogni anno più di 700 mila turbo e oltre 1.600.000 rotori”- spiega il responsabile Fiom Davide Labbrozzi-. L’azienda smentisce la delocalizzazione della produzione da Atessa in Slovacchia, ma noi siamo certi di quanto affermiamo. Inoltre, i vertici dell’azienda non sono stati in grado di spiegare tutte le dinamiche, non hanno risposte alle nostre domande, e si sono posti in maniera rigida- continua il sindacalista. Cerchiamo riposte concrete che finora non abbiamo ricevuto”.
Intanto continua il presidio davanti ai cancelli, in queste ore è previsto l’incontro delle rappresentanze sindacali con il Prefetto di Chieti: “Chiediamo la convocazione di un incontro con il Ministero", sottolinea Labbrozzi.
Duro anche il commento del segretario nazionale Rifondazione Comunista - Sinistra Europea Maurizio Acerbo, presente questa mattina alla manifestazione davanti alla Honeywell: “In quello stabilimento ci sono stati investimenti per milioni di euro anche con fondi pubblici; e poi soldi pubblici per finanziare la cassa integrazione negli anni scorsi, flessibilità dei lavoratori per andare incontro alla flessibilità della produzione ed i loro sacrifici per ottenere il premio come miglior stabilimento europeo per organizzazione del lavoro secondo i parametri Honeywell di produzione snella ed efficiente.Tutto questo non è bastato alla dirigenza Honeywell che intende chiudere lo stabilimento di Atessa senza nemmeno dichiararlo ufficialmente". Per Acerbo, inoltre, “si vuole spostare tutto in Slovacchia, dove più facile è lo sfruttamento dei lavoratori, costano meno e la multinazionale usufruisce di nuovi incentivi pubblici”.
Infine il segretario di Rifondazione Comunista attacca il ministro Calenda: “È vergognoso che si schieri di fatto contro i lavoratori esigendo la sospensione dello sciopero e del blocco dei cancelli prima di convocare un tavolo al ministero con la multinazionale. Secondo il ministro i lavoratori dovrebbero accettare supinamente di far copiare i codici per avviare le nuove linee produttive in Slovacchia rinunciando alla difesa del proprio lavoro”.
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