Sale il numero degli occupati e a luglio supera i 23 milioni, una soglia oltrepassata solo nel 2008, prima dell'inizio della crisi. Contemporaneamente aumenta anche la disoccupazione (11,3 per cento a luglio, +0,2 da giugno) e quella giovanile si attesta al 35,5 per cento, aumentando di 0,3 punti rispetto al mese precedente. E’ questa la fotografia scattata dall'Istat, che rileva anche un crollo del tasso di inattività: a luglio scende al 34,4 per cento (-0,3 punti) e tocca il minimo storico. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni mette in evidenza che il dato sugli occupati è un vero record. Per ministro del Lavoro Giuliano Poletti si sta andando nella giusta direzione mentre l’ex premier Matteo Renzi vede vicino il traguardo di un milione di posti di lavoro. Ma l’opposizione smorza l’entusiasmo della maggioranza e Forza Italia ricorda che l’aumento dell’occupazione è solo legato ai contratti a termine, che il Jobs act avrebbe dovuto eliminare. “Gli italiani occupati superano 23 milioni, un record. C’è ancora molto da fare contro la disoccupazione ma ci sono effetti positivi dal Jobs act” e si vede la “ripresa", scrive su Twitter Gentiloni. Ecco “un altro passo nella giusta direzione, che ci avvicina ai livelli pre-crisi – sottolinea Poletti -. Si conferma la tendenza di medio-lungo periodo di crescita dell'occupazione: +294mila occupati nell'ultimo anno, +918mila da febbraio 2014, dei quali 565mila permanenti''. Secondo il ministro è “significativo il crollo degli inattivi che diminuiscono di 322mila in un anno, per effetto dell'aumento sia degli occupati sia delle persone in cerca di occupazione. Anche l'occupazione giovanile mostra segni di miglioramento, con un saldo positivo di 47mila occupati in un anno. Tuttavia, il tasso di disoccupazione giovanile resta ancora troppo elevato. Questi dati confermano che siamo sulla direzione giusta e che dobbiamo rafforzare l'impegno per promuovere l'occupazione giovanile stabile''. Renzi esprime soddisfazione e ricorda anche il lavoro fatto dal suo governo. “I numeri sono semplici e chiari e sui numeri non si discute – osserva -. Gli italiani che lavorano sono più di 23milioni, risultato che non toccavamo dal 2008, inizio della crisi. Ma il dato più interessante è che da febbraio 2014, inizio dei mille giorni, a oggi sono stati creati 918mila posti di lavoro, di cui 565mila a tempo indeterminato (61 per cento). Questo l'ex premier – sottolinea l’ex premier - significa che il milione di posti di lavoro è a portata di mano. Solo che per creare un milione di posti di lavoro è stato necessario il Jobs act, non uno slogan in campagna elettorale”. Ma l’opposizione non la pensa così. "L'occupazione cresce e ritorna ai livelli del 2008: buona notizia. Peccato sia l'effetto dei contratti a termine, che il famigerato Jobs act di Renzi e Poletti doveva eliminare – commenta sarcastico il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta -. Per il resto, abbiamo l'effetto delle pensioni sugli ultra cinquanta. In crisi nera la fascia dei 35-50enni e le donne. Aumenta il tasso di disoccupazione, aumenta parallelamente il tasso di disoccupazione giovanile. Situazione che fotografa alla perfezione il disastro della sinistra al governo". E il presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi (Energie per l'Italia) aggiunge: “C'è ben poco da festeggiare. Continua l'andamento moderato del mercato del lavoro nel quale rimane molto contenuto il coefficiente tra crescita dell'economia e crescita dei posti di lavoro. La stagionalità turistica e la poca fiducia nel futuro alimentano i contratti a termine”. Ma quella che preoccupa di più, conclude, è “la fascia anagrafica di mezzo tra 35 e 49 anni, perché è quella che ha o dovrebbe avere carichi familiari”.
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