Ius soli, papa Francesco: "La cittadinanza va riconosciuta alla nascita"


La Lega attacca: "Non si intrometta nella politica italiana, applichi legge in Vaticano se vuole"


di Ester Cartolaro
Categoria: Transatlantico
21/08/2017 alle ore 16:24



Riconoscere lo ius soli e lo ius culturae al momento della nascita. Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebrerà il prossimo 14 gennaio, prende posizione sulla legge che garantisce la cittadinanza ai bambini stranieri nati e cresciuti in Italia e chiede che gli venga riconosciuto il diritto allo studio nel paese d'accoglienza. La Lega però interpreta le parole del Pontefice come una "grave intromissione" nella politica italiana. "A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare", commenta il segretario Matteo Salvini, ma per il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova invece il papa non fa altro che spiegare il significato dei valori cristiani. La nazionalità, sostiene papa Francesco, "va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita. La apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati può essere facilmente evitata attraverso una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale". Parole che sono scontate per il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, secondo cui non c'è neanche "bisogno di dire che il papa ha ragione". Analoga la posizione del sottosegretario Della Vedova che su Twitter scrive: "a chi rivendica i valori cristiani, il papa ne spiega il significato. Il parlamento trovi uno scatto d'orgoglio trasversale. Integrazione è sicurezza". La Lega però, che ha già annunciato battaglia in parlamento contro la legge, passa all'attacco. "Gravissima e inaudita intromissione di papa Francesco nella politica italiana. Con il sì allo ius soli e allo ius culturae il signor Bergoglio conferma in pieno di essere uno degli artefici, insieme al governo del Pd, di questa scellerata invasione di finti profughi e della folle politica di porte spalancate sull'immigrazione", commenta Tony Iwobi, responsabile federale del dipartimento Sicurezza e immigrazione del Carroccio. Salvini rincara la dose: "se vuole applicare lo ius soli nel suo Stato, il Vaticano faccia pure. Ma da cattolico - sottolinea - non penso che l'Italia possa accogliere e mantenere tutto il mondo. A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Amen". Al segretario della Lega replica la parlamentare del Pd Titti Di Salvo: "come al solito - osserva - Salvini non perde occasione per strumentalizzare qualunque cosa solo per il gusto di fare polemica sterile. Su un fenomeno così complesso e delicato come le migrazioni non va mai al di là dell'insulto e delle battute grevi nei confronti di chi opera sul campo per una integrazione efficace. Ma è noto che Salvini e la Lega dal punto di vista delle soluzioni hanno saputo produrre solo il trattato di Dublino e la più grande sanatoria che si ricordi", conclude.

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