Altro che dedicare il 2 giugno a rom e sinti: se l’avessero pensata come Roberto Fico gli italiani si sarebbero tenuti Valter Veltroni.
Eppure questo, Fico non l’ha capito. Forse non lo fa neppure apposta il presidente della Camera, forse non si rende proprio conto che cercando di proporsi come ‘il più fico del bigoncio’ e cercare applausi a sinistra, rischia di condannare non solo se stesso, ma tutto il M5S alla irrilevanza prossima ventura.
È chiaro che gli manchino i fondamentali. Si vede. Cosi come, dall’atteggiamento supponente, si vede pure che nessuno gli ha insegnato che per fare il provocatore politico bisogna anzitutto aver letto e studiato.
Certo è che non può aprir bocca e biascicare a vanvera. Perché le bischerate sparate nell’etere ripiombano addosso come boomerang. Esattamente quanto accaduto nella radiosa domenica della festa della Repubblica.
Sfruttare - come ha grossolanamente cercato di fare il presidente della Camera - il ruolo istituzionale per bastonare l’alleato leghista (grazie alla cui lealtà su quella poltrona siede!), non è solo idea sciocca; è roba politicamente controproducente. Tant’è vero che Matteo Salvini se la ride e vola nei sondaggi.
Ecco perché pensiamo che proprio non c’arrivi, il meschinello.
Del resto - è certificato - Fico, di suo, vale meno voti di un condominio; ma, ecco, dovrebbe avere rispetto per il Movimento che gli ha regalato la cadrega.
I Cinquestelle seppur or ora dimezzati alle europee, rappresentano ancora milioni di italiani. Che però, ove siffatti personaggi continuassero ad aprir bocca e dargli fiato, scapperanno via come quei sei milioni già migrati altrove.
La cosa che non si capisce è perciò come mai Casaleggio e compagnia bella non riportino alla ragione questo novello cacasenno. Le recenti elezioni hanno dimostrato che non giova alle fortune del M5S una deriva intrisa di politicamente corretto, buonismo, multiculturalismo. Non è aria. La gente è ancora stufa, ne ha ancora piene le scatole.
Ne’ più ne’ meno di quando invogliò Beppe Grillo ad azionare la leva del dissenso e mandare in quattro e quattr’otto l’intera seconda repubblica affanculo.
Altro che 2 giugno “festa anche dei rom e dei sinti”. L’avessero pensata come Fico, gli italiani si sarebbero tenuti Veltroni.
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