di Daniele Leonardi
Stando ad oggi il traforo del Gran Sasso chiuderà il 19 maggio come già annunciato: senza passi indietro lo ribadisce con forza il vicepresidente di Strada dei Parchi Mauro Fabris, spiegando come sia una scelta logica giunti al culmine di una situazione critica.
Ma motivando questa tanto paventata chiusura, rimarcando ancora con un esempio come non si possa chiedere all’affittuario di pagare l’intervento della casa ma inevitabilmente spetta al proprietario intervenire, lascia una piccola porta aperta: la nomina di un commissario che ratifichi la situazione di emergenza e che dia corpo alla presa di coscienza collettiva dell'urgenza della messa in sicurezza dell'intero sistema Gran Sasso.
In passato Strada dei Parchi ha dovuto affrontare una situazione che ha trovato, essendo gestori dal 2003 ed essendo l’opera stata concepita vent’anni prima e con caratteristiche particolari: a questo punto è importante chiarire ruoli e competenze e definire il problema delle risorse.
Per l’azienda non è risultato semplice coesistere ed interagire nella stessa area del traforo con tre diverse realtà: il traforo stradale da un lato, la presenza dei laboratori sotterranei dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) i cui esperimenti, come gli stessi vertici dell’istituto hanno avvertito, potrebbero contaminare o aver contaminato le acque della falda e appunto le stesse acque delle falde sotterranee presenti che riforniscono 700 mila abruzzesi.
Auspicando un forte ed immediato segnale dal governo, puntando alla nomina di un commissario per la gestione apposita del rischio nel sistema idrico, Fabris afferma come sia la soluzione migliore ma ricorda che bisogna raggiungere un’intesa concordata a livello nazionale per essere certi che venga effettuato un intervento definitivo in modo che la popolazione sappia che è stato fatto tutto il possibile per la sua sicurezza.
Inoltre dal momento che le gallerie autostradali del Gran Sasso sono materia fondamentale della rete autostradale dell’Italia centrale e che i laboratori dell’istituto nazionale di fisica nucleare rappresentano una realtà di eccellenza scientifica a livello mondiale, la problematica relativa alla loro coesistenza con le opere acquedottistiche gestite dalla Gran Sasso acque e dalla Ruzzo Reti, e più in generale con l’acquifero del Gran Sasso, non può che essere di rilevanza strategica nazionale.
Il messaggio lanciato dal vicepresidente Fabris è più che mai chiaro e netto: è necessario un atto concreto che presupponga il preventivo accertamento della condizione di emergenza connessa alle relative criticità per poi procedere entro il 19 maggio alla convocazione di un tavolo per gestire questa fase che diverrebbe finalmente riconosciuta come emergenziale con la nomina del commissario.
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