Traforo del Gran Sasso: la Giunta decide lo stato di calamità


Le contromisure della politica abruzzese sull'emergenza autostradale


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
24/04/2019 alle ore 11:43



Evidentemente, dapprima i moniti dal sapore di vere minacce e poi la chiusura ufficiale di Strada dei Parchi prevista per il 19 maggio prossimo, hanno scatenato grande agitazione, provocando i loro inevitabili effetti. Già nei giorni scorsi il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi aveva chiesto alla Regione di attivarsi per richiedere al governo il riconoscimento dello stato di emergenza in modo da poter procedere alla messa in sicurezza delle acque del Gran Sasso; è necessario che l’esecutivo nazionale ed il parlamento individuino nella fase di conversione del decreto sblocca cantieri, le risorse necessarie per gli interventi più che mai urgenti. 

Proprio nella seduta di ieri questa richiesta, apparsa più come esigenza e sostenuta anche dalla deputata dem Stefania Pezzopane, è stata concretizzata dalla regione Abruzzo, che ha chiesto al governo il riconoscimento dello stato di calamità sulla vicenda del traforo del Gran Sasso e la successiva nomina di un commissario per la gestione dell’emergenza.

Per ufficializzare tale azione, mettendo nero su bianco, occorrerà un atto formale corredato di dati tecnici e di convincenti argomentazioni che verosimilmente saranno riassunti in una prossima delibera della giunta regionale, come ha fatto intendere il vicepresidente Emanuele Imprudente a L’Aquila.

In campo dunque da un lato il riconoscimento dello stato di emergenza, dall’altro l’intenzione di affidare ad un soggetto terzo la gestione di un sistema complesso e delicato come quello che ruota attorno al bacino acquifero del Gran Sasso: toccherà quindi a un tecnico riprendere il percorso attivato dall’ex vicepresidente Giovanni Lolli, che non risulta da bocciare secondo la stessa attuale giunta ma da valutare da un punto di vista esecutivo.

In realtà a proporre la nomina di un commissario era stata per prima proprio la società concessionaria, che dopo la notizia dell’inchiesta della Procura di Teramo per gli sversamenti di sostanze pericolose nel bacino idrico del Gran Sasso alzò il tiro con i vertici di Strada dei Parchi finiti sotto indagine insieme ai responsabili dei laboratori nazionali di fisica nucleare del Gran Sasso e della Ruzzo Reti per l’ipotesi di reato di inquinamento ambientale.

A pochi giorni dalla forzata decisione della società Strada dei Parchi di chiudere il traforo a partire dalla mezzanotte del 19 maggio ed a tempo indeterminato, spaccando in due la regione, la messa in sicurezza delle acque torna questione prioritaria per la politica.

C’è dannato bisogno di agire rapidamente per tutelare un bene primario come l’acqua e scongiurare l’ormai imminente chiusura del traforo del Gran Sasso; reale possibilità quest'ultima che comprometterebbe la completa fruizione di un’infrastruttura strategica per la città dell'Aquila e l'intero sistema delle aree interne, le quali altrimenti dal 19 maggio rischiano di rimanere isolate con gravissime ripercussioni per il tessuto economico, sociale e, dato che siamo alle porte dell'estate, turistico.

 

twitter@ImpaginatoTw