Viva Radio Radicale


Perché viva il dissenso. E pure il consenso


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
16/04/2019 alle ore 16:37




Viva Radio Radicale. Perché viva il dissenso. E pure il consenso. E qualunque tesi e qualsivoglia proposta. Viva Radio Radicale alla faccia di 'Lothar' Crimi che la vuol chiudere o proprio anche grazie a lui che, magari, si ricrede e riconsidera l’idea bislacca (e decisamente autolesionista!) di non rinnovarle la convenzione. 

Viva Radio Radicale perché, pur non essendo scontato che la sua chiusura, causa strangolamento economico, comprima la nostra libertà d'ascolto certamente non ne accresce le opportunità. Non ci migliora la vita la sua chiusura. 

Il fatto è che se non ci fosse, Radio Radicale bisognerebbe inventarla. Perché ai nostri occhi di 'bastian contrari' ha un merito indubbio e innegabile: ha sempre offerto i suoi microfoni a tutte le idee e a tutte le opinioni, politiche e non, senza alcun filtro e senza alcuna censura. Certo, Marco Pannella (avercene!) a volte ne approfittava per le sue interminabili, logorroiche, asfissianti dirette contro la "partitocrazia dei partitocrati". Ma il microfono, quel microfono restava sempre aperto. Con tanto di consenso e di dissenso che si collegavano sia al tifo sia all'insulto: uno spaccato equanime di autenticità che ha sempre fatto a cazzotti con la paludata, tradizionale ipocrisia italica. 

Quanto alla sovvenzione che 'Lothar' Crimi sventola come pietra dello scandalo, gliel'hanno sempre prorogata di anno in anno, nonostante la Radio medesima avesse sistematicamente chiesto una nuova gara rispetto a quella che nel 1994 le assegnò la convenzione col Ministro per lo Sviluppo economico. E proprio qui (e bisognerebbe che questo Crimi lo capisse!) raglia il ciuccio. Perché al Mise c'è adesso seduto il "capo politico" del 'Lothar' a 5 stelle. 

E Luigi Di Maio farebbe bene a rammentare che le elezioni le ha vinte senza  né Rai né Mediaset né La7 né Skyma, con la rete e i passaparola social e, anche, coi microfoni di Radio Radicale sempre aperti. Ecco, accampare la storiella di "Rai Parlamento, servizio pubblico" per cassare il finanziamento a Radio Radicale non fa nemmeno ridere, tanto risulta fasulla e patetica. Se proprio i Pentastellati vogliono dare un segnale antipartitocratico e pluralista, provino (se ci riescono!) a chiudere i rubinetti del finanziamento pubblico alla Rai. Ne facciano per davvero, e non a chiacchiere!, la Bbc italiana. E lascino lavorare Radio Radicale.