Vietato a chi non è "anta"


Il remake di un precedente, con lo stesso nome (Gloria) del 2013, interpretato da Paulina Garcia


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
16/03/2019 alle ore 09:33



#GloriaBell (Regia: Sebastián Lelio. Con: Julianne Moore, John Turturro, Alanna Ubach, Michael Cera, Sean Astin, Jeanne Tripplehorn, Holland Taylor, Brad Garrett, Caren Pistorius, Cassi Thomson. Genere: Drammatico, Sentimentale)

C’e una cosa da sapere sul personaggio femminile messo in scena (in salsa USA) dal regista cileno Lelio con il volto artisticamente impeccabile di Julianne Moore: è il remake di un precedente, con lo stesso nome (Gloria) del 2013, interpretato da Paulina Garcia (guardate qui e se non lo avete ancora visto fatelo perché il confronto è utile per farsi un’idea dell’abisso che divide il nord e il sud del continente americano: https://youtu.be/p6y5ZEH4Z1U).

La Garcia vinse, quell’anno, il premio come migliore attrice protagonista a Berlino. Meritatissimo: una perfetta declinazione della cinquantenne indomita, nonostante gli effetti dell’età, che (citando un film appena visto) sono croce e delizia. Croce, perché le rughe, mannaggia, sono la preoccupazione (forse sciocca) di noi tutte, insieme al corpo che cambia (sempre citazione, made in Litfiba, ve la ricordate? https://youtu.be/KQ-8_0oey7Q, al cinema ci ho pensato…).

Delizia perché (come succede a Gloria) gli “anta” portano equilibrio, saggezza, sicurezza. Capacità di andare avanti di fronte agli attacchi della vita e sopratutto alle ingiurie del nostro “prossimo” (tutt’altro che vicino). Insomma: che succede a Gloria, se passa da Santiago a Los Angeles? Beh, secondo me, si alleggerisce un po’. Perde il pathos che l’ha fatta premiare con l’orso d’oro, sebbene acquisti obiettivamente sotto il profilo estetico. La sceneggiatura (e dunque la storia) è assolutamente identica: il racconto della vita quotidiana di una cinquantenne divorziata, con figli grandi, già nonna.

Che però non si rassegna ad essere solo questo. Gloria (sembra quasi un nome di battaglia, ed asseconda, incredibile!, l’uso della canzone di Umberto Tozzi, nella versione in inglese) ama cantare, in auto, a squarciagola, mentre va al lavoro; ama ballare, senza troppe preoccupazioni sul come, e per questo frequenta locali notturni e non perde un brano sulla pista; ha voglia di fare l’amore, sebbene non sia semplice incontrare la persona giusta, per quello. Non lo è a venti, trent’anni; figuriamoci dopo i quaranta, quando le esperienze hanno già lasciato il segno e spesso non è un buon segno.

Esemplare ciò che accade con Arnold (Turturro): un affascinante uomo, come si dice, “maturo”, che però è invecchiato senza crescere (copyright sempre di Croce e delizia). Un modello umano maschile molto diffuso, ho pensato: dice di avere chiuso con il matrimonio ventennale, con la sua ex famiglia. Ma invece no. Di punto in bianco il passato torna a galla, nei momenti più inopportuni, e dà il diserbante sul presente e quindi anche sul futuro.

A quante è capitato? Non è un luogo comune: per gli uomini è più difficile chiudere davvero e senza strascichi, magari anche senza drammi. Capita che non riescano a farlo, a ricominciare daccapo, con la mente libera dai sensi di colpa e dagli impegni presi anni prima, che inconsciamente considerano traditi. A tratti il film è lento, talora le situazioni sono volutamente squallide, persino poco credibili tanto estreme nella loro negatività.

Manca il dramma, però, della Gloria cilena, manca la visione dei corpi nudi un po’ consumati dall’età. Il film è ad uso degli States. Non si poteva esagerare con la sottolineatura della “normalità”: ché Julianne Moore certo tale non è, è in forma perfetta, è elegante, è persino fredda agli occhi dello spettatore, di fronte alle sfortune sentimentali in cui si imbatte.

Turturro riesce invece a perdere tutto il suo charme, impersonando bene un uomo odiosamente vigliacco, tanto da apparire goffo come in realtà non è. Alla fine dei conti, credo meriti 3, ma vi raccomando di recuperare la versione “cilena” che è di certo migliore.

 

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