In Abruzzo è cominciata la Renxit


E coi casting, addio candidature


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
28/07/2017 alle ore 06:09



Haivoglia a prenotare sedie e poltrone, io mi candido al Parlamento no si candida D’Alfonso, e io faccio il candidato alla Regione, no tu no. Fanno i conti senza l’oste in Abruzzo, e l’oste è Matteo Renzi che ha deciso di puntare sulle facce nuove e di mettere lo sbarramento dei tre mandati.

Sarà per questo che dal cerchio magico del governatore da qualche tempo è cominciata la Renxit, cioè la presa di distanza dal segretario. Insomma, se l’ex premier fa i casting, così li hanno chiamati, anche per rispondere a tono a Berlusconi che sta pensando di candidare a premier Mara Carfagna, loro si smarcano. Bene accetti, secondo la nuova linea del segretario, imprenditori e professionisti, da cancellare i politici di lungo corso e di professione. Comincia quindi la macronizzazione, tanta società civile e strage delle correnti. Secondo fonti interne al Pd, la selezione avverrà col famoso giro in treno che farà il segretario Pd a settembre, ma una cosa è certa: gli eletti in Parlamento saranno circa 140, di cui un centinaio blindati nei posti bloccati, sempre che il Pd raggiunga il 28 per cento. Dieci parlamentari saranno divisi tra Orlando e Franceschini, e gli altri saranno scelti tra volti nuovi e fedelissimi da tutelare. Il limite delle tre legislature sarà poi tassativo (tre sono tre e non più quindici anni di parlamento) e a fare eccezione saranno solo i membri del governo.
Per i vari ex parlamentari Pd e per gli stessi nuovi aspiranti alle poltrone romane, tra i quali lo stesso D’Alfonso e il fedele Camillo D’Alessandro, sarà una strada tutta in salita. Ed è per questo che in Abruzzo la Renxit è cominciata.

A scaldare e indirizzare le truppe verso la new deal è nientepopodimeno che il consigliere politico del presidente della Regione. E se comincia lui, stiamo certi che a ruota seguiranno tutti gli altri. E stiamo certi, soprattutto, che la linea l’ha indicata il capo in persona, proprio quel Dalfy che in autunno, all’epoca del referendum, aveva steso i tappeti rossi per l’arrivo di Renzi, con striscioni di benvenuto e bambini con le bandierine ad accogliere il premier.
Ma adesso è tutta un’altra storia: il segretario è in caduta libera, meglio smarcarsi e pure in fretta.

Ha cominciato Andrea Catena, ex segretario regionale del Pd poi passato nello staff come consigliere politico, almeno così lui ama definirsi.

“Se ho ben capito la strategia di Matteo è puntare da soli al 40 per cento. Naturalmente fa bene a dirlo se gli chiedono accordi con Berlusconi, ma la sensazione è che oltre a dirlo sia davvero la nostra sola strategia – scrive su Facebook – Assomiglia un po’ a Pelè nel film “Fuga per la vittoria” quando Jhon Colby (alias Michael Cane) illustra sulla lavagna le varie tattiche di gioco per vincere la partita, lui si alza e dice “voi passatemi la palla al centrocampo, io scarto tutti e faccio goal”.

E qui comincia il bello: se leggi con curiosità all’inizio perchè senti che qualcosa sta cambiando, è andando avanti che la lettura si fa ancora più interessante:

“Il problema è che questo Pelè lo faceva nel film, perchè già nel campo di gioco vero le cose erano più complicate anche per lui”.

Ed ecco i conti:

“Il Pd ha preso il 40,8 per cento on 11 milioni di voti alle elezioni europee, col59% di affluenza. Alle politiche, sappiamo che le percentuali sono molto più alte, tra il 75% e l’80 almeno e con 11 milioni di voti arrivi a un tiro dell’elettorato, che sarebbe già un grande risultato, pari a quello di Veltroni nel 2008 che pure perse, perchè Berlusconi sfiorò il 40%. Scartare tutti e fare goal non è una tattica di gioco”.

Ci siamo: è un processo soft, lo smarcamento.

“Noi saremo tutti a fare il tifo per te – e qui Catena si rivolge direttamente al suo ex idolo, Renzi –  Sylvester Stallone Gentiloni continuerà a parare i rigori, Bobby Moore Maurizio Martina intercetterà palloni in difesa e rilancerà il gioco, Matteo Richetti Ardiles ti crosserà i palloni nel migliore dei modi sperando che ti trasformi nel Pelè di “Fuga per la vittoria” e ci faccia goal in rovesciata. Ma se poi i miracolo non accade? Ecco, la strategia politica inizia laddove finiscono i miracoli”.

Basterebbe questo, per capire che la dissociazione è ampia, e se arriva dallo staff dalfonsiano, si capisce quale piega stiano prendendo i rapporti col Pd romano.
E con un nuovo post, Catena conclude che tutto congiura a favore della vittoria dei Cinque stelle, e qui la coltellata a Renzi è ancora più netta:

“Matteo Renzi si accinge a trasformare le prossime elezioni in un ennesimo referendum su di sé, benché avesse dichiarato in tutti i modi di aver imparato la lezione, affermando sostanzialmente che se prenderà il 40 per cento assumerà la guida del governo altrimenti passerà la mano e questo polarizzerà il voto pro o contro di lui, facendo del Movimento di Grillo il naturale catalizzatore del voto utile anti Renzi…”.

E poi: Pisapia che si tira indietro, il tasso polemico intorno al centrosinistra, Forza Italia e Lega che non trovano un accordo sulla leadership, insomma Catena arriva persino ad augurarsi che Savini e Fratelli d’Italia si mettano insieme per tentare di frenare l’emorragia a destra, ma niente da fare: la Renxit in Abruzzo è cominciata.
“Conclusione”, scrive il consigliere politico di Luciano D’Alfonso:

“Senza alcun merito, i cinque stelle rischiano di vincere le prossime elezioni. Speriamo continuino a dire e fare un numero sufficiente di cavolate per non arrivare al 40 per cento”.

ps: ecco, si accontentano di perdere bene. E non contano però le cavolate che sta facendo il Pd. Quelle di Matteo sì, hanno cominciato a contarle. Ed è un segnale importante: perchè per strappare un seggio alle prossime elezioni politiche, i vari D’Alfonso e D’Alessandro chissà ora a che santo dovranno votarsi.

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