Ieri regionali, domani comunali: il nuovo civismo secondo Di Stefano


Verso le elezioni a Pescara: "Non dimentichiamo che soltanto un abruzzese su due è andato alle urne il 10 febbraio..."


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
14/02/2019 alle ore 08:03



Le elezioni regionali conclusesi da poco hanno incoronato Marco Marsilio presidente della Regione Abruzzo, seguito da Giovanni Legnini che col suo modello civico è riuscito a far recuperare punti al centrosinistra e da Sara Marcozzi, classificatasi al terzo posto. Che ne sarà del civismo? Quali scenari si paventano all’orizzonte con il centrodestra al governo della Regione? Impaginato.it ne ha parlato con l’ex deputato Fabrizio Di Stefano

Parliamo di civismo: quale il bilancio?

Il civismo è una forma di partecipazione politica che è sempre esistita nella storia dell’umanità e nella storia politica più recente. In seguito, ha avuto tantissimi passaggi importanti ed emblematici. Per restare nel nostro Abruzzo, ci avviciniamo alle elezioni di Pescara e ricordo che nel ’93 proprio allora e proprio l’allora movimento sociale con Nino Sospiri, diede vita alla “primula”, formazione civica che rischiò di vincere. Quando i partiti non sono più in grado di intercettare il consenso e il sentimento degli elettori, allora il civismo diventa una formula alternativa. Mi pare che questo si sia verificato anche in Abruzzo visto che soltanto un abruzzese su due è andato alle urne il 10 febbraio. 

Che succede in Abruzzo ora che il centrodestra ha vinto le elezioni? Che il governo giallo-verde viene picconato?

Salvini stesso ha detto che una cosa sono le elezioni regionali e altro è la politica nazionale. Un governo regionale dovrebbe portare avanti le proprie battaglie in difesa degli interessi della regione, a prescindere se questi cozzino o meno con le politiche del governo nazionale. Questo, in teoria. Dubito che in pratica, questo governo regionale li porterà avanti. 

Rischia di più Berlusconi ormai al tramonto o Salvini che gioca in due forni?

Credo che Salvini le abbia indovinate tutte fino ad ora. Non so se sia una politica rischiosa, certamente è una politica che fino a oggi ha pagato. È consentito, infatti, alla Lega, pensare in termini di governo molto di più di quello che effettivamente rappresenta con i numeri in parlamento e in regione riportare un successo straordinario. Berlusconi resta un grande personaggio, anche in Abruzzo l’ha dimostrato recuperando a mio avviso molti punti percentuali con i suoi passaggi. Ha solo un partito che è privo totalmente di classe dirigente. 

Come valuta la scelta di Legnini di abbracciare le civiche senza l'ombra del marchio Pd?

Il progetto che avevamo messo in piedi con Civiche per l’Abruzzo era appunto quello di coinvolgere quei settori della popolazione abruzzese che non si sentivano rappresentati. Legnini lo ha mutuato anche in virtù di un’oggettiva difficoltà del Partito democratico di proporsi con il proprio simbolo e con quei personaggi che avevano governato con D’Alfonso. Credo che questo gli abbia consentito di recuperare un gap enorme che aveva. 

Il disegno egemonico di Salvini può smarrirsi nella stessa spocchia che fu di Renzi?

Renzi ha dimostrato come oggi il consenso sia estremamente volatile in Italia. È passato dal 40% preso alle europee del 2014 a quasi scomparire solo due anni e mezzo dopo. Reputo Salvini sicuramente più attrezzato di Renzi, molto più accorto.Tuttavia, la situazione particolare che sta vivendo l’Italia e le difficoltà oggettive che questo governo sta incontrando nel dare risposte concrete alle esigenze economiche degli italiani possono avere notevoli conseguenze, in termini consensuali, anche per lui. Credo però sia ben consapevole e saprà gestire questo passaggio.

Qualche giorno fa è  stato il ventennale della scomparsa di Pinuccio Tatarella: è finito un mondo o sotto le ceneri può nascere un nuovo ramoscello?

Non credo che ciò che non c’è più possa rinascere. Purtroppo le scelte disastrose di Gianfranco Fini non contrastate da quelli che erano i cosiddetti colonnelli hanno chiuso la storia di un grande partito. Perché un partito è grande se nei suoi trascorsi ha annoverato grandi figure ed è mosso da grandi ideali. Alleanza Nazionale deteneva entrambe queste connotazioni. La scomparsa di Tatarella è stata una perdita dolorosa e disastrosa per questa nostra formazione perché Pinuccio era in grado di condizionare e suggerire le scelte politiche di Fini in virtù di una lungimiranza politica non comune e di una capacità di ragionamento davvero unica. Oggi, troppi accadimenti sono avvenuti, troppi mutamenti.

Quindi?

Certo è che quello che oggi rappresenta la Lega avrebbe potuto rappresentarlo a mio avviso anche meglio, Alleanza Nazionale. Meglio, perché aveva una struttura politica territoriale fatta di donne di uomini che, ognuno nel proprio ruolo, mettevano passione e cuore nell’impegno politico. Era un’affermazione radicata sul territorio, la cui classe dirigente era cresciuta in virtù di scuola di partito, formazione, studio, sacrificio e sofferenza. La Lega però può vantare un grande leader, Salvini e un fine tessitore, Giorgetti. Questo ha consentito loro di diventare oggi la prima forza politica del panorama italiano e gli va reso merito. Certo è che se non è più possibile pensare a una rinascita di qualcosa che riparta da Alleanza Nazionale, è altrettanto vero che quelle norme, bagaglio di cultura, storia, esperienze e nozioni di uomini e donne di passione non possono e non devono essere perdute.  

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