Vite diverse - Easy writer, Il racconto, Marco La Greca


Quando la fantasia assume una valenza più retrospettiva che prospettica


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
01/12/2018 alle ore 14:10



Da bambino immaginavo, ogni tanto, di essere persone diverse. O meglio, di essere io, ma in luoghi e contesti diversi. E perciò ero diverso anche io. A innescare questa fantasia, in genere, era il fatto di trovarmi a passare per un altro quartiere della mia città. Roma, del resto, è tante cose insieme ed ogni quartiere è una città a sé. Bastava alzare gli occhi, osservare un palazzo, sbirciare dentro una finestra, per scoprire mondi diversi. 

Mi capita pure ora, anche se, inevitabilmente, la fantasia assume una valenza più retrospettiva che prospettica. Ho provato a stilare un elenco di queste possibili vite diverse.

 Se fossi nato a Trastevere, avrei voluto essere un pittore, in un attico stipato di quadri e libri, con vista su Piazza Trilussa. Se fossi nato alla Garbatella, avrei potuto essere un uomo politico, per portare in Parlamento una vista dal basso.

Se fossi nato a Testaccio, avrei potuto entrare nel mondo del cinema, anche se dietro la macchina da presa: regista o sceneggiatore; al limite pure assistente alla produzione, va bene.

Se fossi nato alla Balduina, sarei potuto diventare un professionista sempre ben vestito e ben pettinato, la cravatta annodata all’inglese, prorompenti colletti e polsini della camicia. Se fossi nato al Flaminio, ispirato dalle ardite curve dell’omonimo stadio, avrei potuto essere un architetto o un ingegnere. Al Fleming, un chirurgo plastico.

Se fossi nato al quartiere Trieste, avrei provato ad aprire una gelateria di tendenza, con gusti i più vari e gli ingredienti, tutti, insopportabilmente “bio”. Se fossi nato ai Parioli, sarei ancora potuto essere un uomo politico, questa volta per portare in Parlamento una vista che guarda in basso, ma dall’alto. Se fossi nato all’Eur, avrei cercato di essere assunto all’Eni, per avere un ufficio nel grattacielo, con vista sul laghetto.

Se fossi nato a San Giovanni, avrei cercato di gestire un ristorante di cucina romana, rigorosamente chiuso il lunedì. Se fossi nato all’Esquilino, avrei aperto un Roma Store, con una sezione dedicata alle squadre di calcio straniere.

Se fossi nato in Prati, avrei cercato di diventare un giornalista sportivo, per entrare allo stadio con l’accredito riservato alla stampa. Al Tufello, avrei provato ad arruolarmi in Polizia, per entrare allo stadio con l’accredito riservato alle forze dell’ordine. Se fossi nato ad Ostia, avrei cercato di gestire uno stabilimento balneare.

Se fossi nato alla Magliana, avrei avuto il desiderio di volare, e perciò avrei cercato di diventare pilota, o anche assistente, di una qualsiasi compagnia aerea. Se fossi nato all’Aventino, avrei voluto essere un musicista. A Porta Metronia, un calciatore. Se, infine, fossi nato dove sono nato, le avrei pensate tutte, però, poi, avrei fatto esattamente quello che ho fatto e, temo, sarei precisamente chi sono.

Dovunque fossi nato, comunque, mi sarei chiesto, giunto a questo punto, se avrei potuto essere altro, e mi sarei risposto che sì, avrei potuto.

Sarebbe bastato alzare un poco gli occhi, guardare un palazzo, sbirciare dentro un appartamento.

E lasciarsi andare. A mondi diversi.

 

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