I dolori di Theresa May e della Brexit: è fuga dal governo




Categoria: ESTERI
16/11/2018 alle ore 10:59



È fuga dal governo May: si sono dimessi infatti 4 ministri.

Infatti, a poche ore dal via libera all'intesa, giungono delle dimissioni dal governo May; lasciano: il ministro per la Brexit Raab, la sottosegretaria alla Brexit Suella Braverman, la ministra del lavoro Esther McVey, 'brexiteer' convinta, e il sottosegretario britannico per l'Irlanda del Nord, Shailesh Vara.

Theresa May tuttavia ha dichiarato ai media da Downing Street: "Credo con ogni fibra del mio essere che l'intesa sulla Brexit raggiunta con Bruxelles sia quella giusta, assicura le frontiere dell'Irlanda e getta le basi per un'ambiziosa relazione futura".

May ha anche aggiunto di non essere d'accordo con coloro che sposano l’idea di un nuovo referendum sulla Brexit: “il popolo ha votato "in massa" al referendum del 2016 e ha votato per la Brexit; il Regno Unito uscirà dall'Ue il 29 marzo 2019", sottolineando il dovere di rispettare la volontà del popolo.

La premier Tory ha rivendicato di aver negoziato "nell'interesse nazionale ", dichiarando di aver compreso comunque le ragioni di chi si è dimesso.

Poi ha assicurato che l’'accordo onora il mandato referendario pro Brexit.

Eppure, stando ad un sondaggio di Sky News, sale al 55% la quota di britannici che oggi sarebbe favorevole ad un secondo referendum sulla Brexit: per la quasi totalità si tratterebbe di sostenitori di Remain. Un 32% del campione risulta invece sostenitore di uno scenario di 'no deal', mentre solo il 14% appoggerebbe l'intesa di compromesso raggiunta da Theresa May.

Un vertice straordinario sull'accordo per la Brexit è convocato per il 25 novembre; questo è stato annunciato dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Il leader laburista Corbyn ha dichiarato: “Intesa flop, non ha consenso nel Paese”; altre critiche sono arrivate dagli unionisti nordirlandesi del Dup. Il deputato Tory Jacob Rees-Mogg, capofila dei brexiteers più radicali, ha formalizzato la sua richiesta di una mozione di sfiducia contro Theresa May in una lettera al comitato 1922, l'organismo di partito che sovrintende alla convocazione di elezioni per la leadership. Nella missiva, May viene accusata d'aver violato "le promesse fatte alla nazione" sulla Brexit.

Le tensioni sulla Brexit hanno inoltre fatto crollare Royal Bank of Scotland che in Borsa va giù del 9,7%, segnando il maggior ribasso intraday da giugno 2016. A soffrire sono anche le altre banche britanniche come Barclays e Lloyds che accusano perdite attorno al 5%.

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