Ex ministro Esteri greco Varoufakis, un New Deal per il XXI secolo




Categoria: ESTERI
07/07/2017 alle ore 13:01



Le elezioni in Francia e nel Regno Unito evidenziano la contraddizione politica vissuta dall'Europa, che vede l'establishment continentale al contempo "vulnerabile e vigorosa" di fronte alle tensioni nazionalistiche del Vecchio continente. A scriverlo, in un editoriale sul "New York Times", è l'ex ministro degli Esteri greco Yanis Varoufakis, secondo cui questa contraddizione è impersonata dal presidente francese neoeletto, Emmanuel Macron: un leader "il cui curriculum lo qualifica come beniamino delle elite, ma che al contempo ha cavalcato un'ondata anti-establishment" per approdare all'Eliseo. Un paradosso simile traspare dal sorprendente risultato dei Laboristi alle elezioni appena tenutesi nel Regno Unito. Gli Outsider salgono alla ribalta un po' in tutto l'Occidente, "ma ciò non si traduce necessariamente in un indebolimento degli insider". Il risultato "è una situazione in cui l'establishment politica ha perduto la sua inattaccabile autorità, ma sopravvive per l'assenza di sostituti credibili"; l'esito di questa situazione è "la nube di incertezza e volatilità" che grava oggi sul Continente europeo. Varoufakis ripercorre le tappe che a suo dire hanno portato a questo esito, e in particolare al circolo vizioso di una lotta politica tra avversari che si odiano "ma si rinforzano a vicenda", definendo la propria identità e mobilitando i propri sostenitori proprio in virtù di questo odio. Secondo l'ex ministro greco, l'alternativa a questo stallo è offerta "dall'internazionalismo progressista del Partito laborista di Corbyn, dei sostenitori di Bernie Sanders (negli Usa, ndr) e dal movimento anti austerità greco". L'Occidente, sostiene Varoufakis, deve "rigettare sia il globalismo che l'isolazionismo, in favore di un autentico internazionalismo", che "non consiste né in una maggiore deregolamentazione né in un più massiccio stimolo keynesiano, ma nella ricerca di utilizzi costruttivi per la sovrabbondanza globale di risparmi". Si tratta insomma, secondo l'ex ministro, di intraprendere un "New Deal internazionale" che tragga ispirazione dal piano di Franklin D. Roosevelt per la mobilitazione dei capitali privati inattivi: non attraverso programmi "tassa e spendi", ma attraverso "una partnership tra banche centrali e banche di investimento pubbliche". Sotto gli auspici e la direzione del Gruppo dei 20, le banche di investimento potrebbero "emettere obbligazioni in maniera coordinata, che le banche centrali "sarebbero pronte ad acquistare, laddove necessario". In questo modo, sostiene Varoufakis, "il pool di risparmi globale fornirebbe i fondi necessari a grandi investimenti in progetti per il lavoro, per le regioni, per la salute, per l'educazione e le tecnologie rinnovabili di cui l'umanità ha bisogno". Il passo ulteriore sarebbe "un commercio più bilanciato, tramite l'istituzione di una "stanza di compensazione internazionale" gestita dal Fondo monetario internazionale (Fmi). "Lo scontro fasullo tra globalizzazione e nazionalismo sta minando il futuro dell'umanità", conclude l'autore dell'editoriale, che invoca "un nuovo spirito internazionalista" come fondamento di nuove istituzioni che "servano l'interesse dei molti".

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