Regione Abruzzo: e nessuno stacca la spina


Il primo consiglio regionale convocato dopo quattro mesi viene interrotto nel pomeriggio perché il presidente-senatore Luciano D'Alfonso deve andare a Roma



Il primo consiglio regionale convocato dopo quattro mesi viene interrotto nel pomeriggio perché il presidente-senatore Luciano D’Alfonso deve andare a Roma. E quando va via, salta tutto perché manca il numero legale: assenti gli assessori dimissionari Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo, il consigliere Mario Olivieri, mentre Lorenzo Berardinetti  di Regione facile, del quale ora fa parte anche Di Matteo, si è presentato all’ultimo momento, forse incantato dalla promessa di un assessorato.

Nel frattempo vanno avanti le trattative da parte del vice presidente della Regione Giovanni Lolli per tentare di recuperare Donato Di Matteo, anche in vista delle prossime elezioni e  a quanto pare una delle richieste avanzate dall’assessore sulla sanità potrebbe venire accolta con l’istituzione nelle prossime ore di un comitato per correggere alcuni dei provvedimenti assunti dall’assessore Silvio Paolucci. 

Ma i margini della trattativa sono ancora molto labili. Nel frattempo a quanto pare il consigliere Camillo D’Alessandro ha finalmente presentato le dimissioni, e questa volta non per finta: al suo posto entra Tonino Innaurato, un fedelissimo di Di Matteo, ma che difficilmente accetterà di staccare la spina alla giunta regionale, visto il suo freschissimo ingresso.

“Io non me ne vado”, ha detto quindi D’Alfonso facendo saltare sulla sedia le opposizioni. Non se ne va, nonostante la legge dica esattamente il contrario. L’articolo 3 della legge 165 del 2004 in merito alle attuazioni dell’articolo 122 della Costituzione, attribuisce ai Consigli regionali “la competenza a decidere sulle cause di incompatibilità dei propri componenti e del Presidente della Giunta eletto a suffragio universale e diretto, fatta salva la competenza dell’autorità giudiziaria a decidere sui relativi ricorsi”.

La legge in questo caso chiama in causa anche il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio che dovrà convocare la giunta per le elezioni entro il 16 aprile. Non oltre, nonostante quello che va dicendo il presidente-senatore.

Violentissima la presa di posizione dei Cinquestelle, che parlano di sequestro istituzionale e di attaccamento alle poltrone per Dalfy & c:  “E sono 4 i mesi che registrano la paralisi del consiglio regionale, un sequestro istituzionale causato dalla doppia carriera politica di Luciano D’Alfonso. Eletto in Senato ma restio a mollare la poltrona di presidente, il neo senatore D’Alfonso sottopone la Regione a un vero e proprio sequestro istituzionale. Non abbastanza sicuro della poltrona romana per abbandonare quella abruzzese, non abbastanza leale da mettere l’Abruzzo che lo ha scelto nel 2014 al primo posto rispetto al velluto rosso di Palazzo madama.

Ed è a causa di questi tumulti dell’anima del Presidente Senatore che anche oggi i lavori del consiglio regionale si sono visti improvvisamente interrotti a causa degli impegni da senatore del Presidente D’Alfonso. E’ questo quello che secondo Luciano D’Alfonso meritano gli abruzzesi: un presidente a mezzo servizio, un consiglio regionale interrotto a causa delle riunioni romane del PD.

E se D’Alfonso non conosce l’etica delle dimissioni, non è da meno il presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio che esita a convocare la Giunta per le elezioni che potrebbe e dovrebbe prendere atto dell’incompatibilità del presidente-senatore, dichiararne la decadenza e sciogliere il consiglio regionale permettendo agli abruzzesi di tornare al voto. Anche per lui, evidentemente, l’attaccamento alla poltrona è più forte del rispetto per le istituzioni”.

ps: e comunque, nessuno stacca la spina veramente.