Verso le elezioni Cgil: il lavoro è il grande tema dimenticato, ma si deve ripartire da qui


Trasatti: dopo il terremoto 11 mila disoccupati in più


di Maria Elena Cosenza
Categoria: ABRUZZO
10/06/2017 alle ore 06:42



“L’Aquila sta conducendo una battaglia su due fronti: mantenere il lavoro che ancora c’è e lottare per creare occupazione per chi è rimasto a casa dopo il terremoto”. Lo dice ad Impaginato.it il segretario provinciale della Cgil l’Aquila, Umberto Trasatti. Convinto che il lavoro sia la questione da mettere al primo posto per chi nelle prossime ore occuperà la poltrona più importante dell’amministrazione comunale.

Secondo il capo del sindacato questo è il momento opportuno per puntare sulla qualità degli investimenti. “Non si può pensare di compiere investimenti che non abbiamo una ricaduta occupazionale sul territorio. Ma non solo” aggiunge Trasatti: “deve trattarsi di un’occupazione dal forte impatto per il tessuto sociale cittadino e soprattutto di qualità.”

Il che vuol dire essere capaci di creare nuove opportunità per l’Aquila, prospettive certe per chi decide di rimanere in città , contratti di lavoro solidi.

“Non vogliamo aggiungere altro precariato a quello che già abbiamo sul nostro territorio” tuona il segretario Cgil. Che negli anni bui seguiti al terremoto ha dovuto fronteggiare una situazione devastante. Raccontata dai dati. “I numeri parlano chiaramente: in provincia dell’Aquila nel 2008 i disoccupati erano 16.330. Oggi siamo a quota 27.782. Ma c’è un altro dato ancora più allarmante: mentre otto anni fa erano 2.126 i disoccupati di lunga durata (ovvero quelli senza occupazione da oltre 24 mesi), al 31 dicembre 2016 erano 19.297 i non occupati iscritti al centro per l’impiego da oltre due anni.

Si tratta di un dato scioccante per una città di piccole dimensioni come l’Aquila. A cui si aggiunge quello, non meno significativo, relativo all’export; nel 2001 quello dell’Aquila era pari al 20,5 per cento rispetto al totale regionale: un dato che ha subito un calo costante ed inesorabile. Il dato nel 2015 si attestava introno al 5,6 per cento.