Pd, fuga dal conclave


Costretta a chiudere le saracinesche in fretta a furia la conferenza programmatica del partito che si è svolta ad Atessa


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
18/12/2017 alle ore 09:50

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Un flop. Un Pd in fuga, costretto a chiudere le saracinesche in fretta a furia a fine mattinata, quando il programma prevedeva di tirare avanti fino al pomeriggio. “Difetto di prevendita”, scherzavano gli addetti ai lavori. Critiche che arrivano dai fedelissimi, dagli stessi renziani di ferro, da quelli che il partito fino a due giorni fa lo difendevano col coltello tra i denti. Tante assenze illustri, nonostante gli appelli gli sms gli inviti telefonici, non facciamo brutte figure eh, venite tutti. E invece.

Invece è andata così: ad Atessa ieri mattinata per pochi intimi. Gli amministratori, i supporter, gli staff e pochi altri. Mancano all’appello un bel po’ di teramani, il parlamentare Tommaso Ginoble, il segretario provinciale e persino il capogruppo Sandro Mariani: screzi pesanti per le candidature, a quanto pare.
Già il titolo della conferenza programmatica, per la verità, era tutto un programma: “Abruzzo 2030”, che detto da un partito in caduta libera (dopo il caso-Boschi secondo i sondaggisti, ha perso altri tre punti) e che rischia di non arrivare neppure secondo alle prossime elezioni (figurarsi nel 2030), è da iperottimisti o iperillusi. Poi le dichiarazioni enfatiche del segretario Marco Rapino, che dopo le sonore batoste elettorali dice che “il pd abruzzese è un partito vivo e in movimento”, dopo la fuga di pezzi importanti della società civile e politica e la guerra perenne col Pd teramano e con parte di quello aquilano (oltre all’atto di accusa della ex responsabile dell’Organizzazione Alexandra Coppola) fanno pensare a un partito che non ha i piedi per terra.

In ogni caso, dopo la giornata di sabato dedicata a un confronto programmatico, organizzata per tavoli divisi per argomenti sullo stile della Leopolda, ieri è stata la volta dei comizi. Una carrellata di interventi prettamente politici che hanno fatto imbufalire molti partecipanti.

“Ieri abbiamo discusso di molte cose interessanti al tavolo Sanità – ha commentato su Facebook Lucio Zinni, medico, scrittore e intellettuale abruzzese – Tutti hanno anche ascoltato le mie proposte giudicandole degne di considerazione. Riconvocati questa mattina alle 9. Dopo due ore inizia la mattinata dei lavori che invece diventa una passerella di comizi delle varie autorità presenti. Il lavoro del nostro tavolo sanità sarà ridotto a un solo punto discusso peraltro marginalmente. Sono ateo, ma se andavo a messa ne avrei tratto maggior conforto. Buona fortuna al Pd Abruzzo. E’ stato un piacevole flirt”.

Segue un confronto con il buon Camillo D’Alessandro: Zinni è deluso e incavolato, e dice che continuerà a votare Pd “solo perché i competitor sono pericolosi per l’Italia”.
Un segno brutto per il partito che va avanti deciso per la sua strada, costellata di autoreferenzialità, tanto per usare un termine della Coppola.
Alla fine passerellano tutti, il finale è di Luciano D’Alfonso. Lui ammette, con un gran giro di parole funamboliche, che aspira a un ruolo governativo e che se non dovesse ottenerlo, proverà a fare il bis alla Regione.
ps: peccato che non c’era più quasi nessuno ad ascoltarlo. O chissà, proprio queste parole avranno indotto il Pd a chiudere subito bottega.

 

 

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