Esperimento Gran Sasso: cosa si rischia con la nube di Rutenio 106


Tutta la preoccupazione da parte della Mobilitazione per l'Acqua dopo i rilievi sulla sorgente di Cerio144


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
22/11/2017 alle ore 18:14



La nube radioattiva di Rutenio 106 che ha interessato l'Europa tra settembre ed ottobre e che sta facendo parlare tutta la stampa del mondo, con contorno di tensioni diplomatiche tra Russia e paesi occidentali che chiedevano informazioni, ha avuto una emissione radioattiva pari a 1/50 di quella della sorgente di Cerio144 dell'esperimento SOX”.

Così la Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso interviene sul caso dell'esperimento nel Gran Sasso, al centro di un ampio servizio andato in onda su Italia 1 nell'ultima puntata de Le Iene, la cui inviata è stata allontanata in malo modo dal Governatore Luciano D'Alfonso (LEGGI QUI IL CASO DELLE DOMANDE SCOMODE)

Secondo l'associazione la “sorgente che vogliono usare al Gran Sasso deve essere prodotta proprio dai russi nell'impianto del sito di Mayak negli Urali, tristemente noto per il terzo incidente nucleare della storia, attorno al quale, a poche decine di miglia, l'Agenzia meteorologica russa ha individuato i punti di maggiore contaminazione di Rutenio 106”.

E osservano che nonostante le smentite dei gestori dell'impianto, la gran parte dei commentatori sui maggiori media nazionali ed internazionali citano espressamente il sito di Mayak come probabile fonte di emissione. “Infatti i tecnici nucleari francesi, a fronte delle iniziali sdegnate smentite dalle autorità russe (Rosatom) sulla responsabilità della Russia come origine del problema, il 9 novembre hanno prodotto un rapporto” diffuso dai media di tutto il mondo dove chiarivano che:

a)l'area di probabile emissione era da collocarsi probabilmente in Russia nell'area degli Urali;

b)la quantità delle emissioni era tra 100 e 300 teraBecquerel, cioè tra 1/50 e 1/18 della potenzialità emissiva della sorgente di Cerio144 che vogliono usare nel Gran Sasso, che è pari a 5,55 petaBecquerel (1 petaBecquerel è pari a 1.000 teraBecquerel);

c)i tecnici francesi hanno evidenziato che la nube in Europea occidentale non ha posto problemi radiologici vista anche la sua dispersione su un'area vastissima ma hanno sottolineato che se il punto di emissione fosse stato in Francia avrebbero dovuto prendere provvedimenti di radioprotezione per la popolazione per diversi chilometri tutto attorno. Un esperto nell'ENEA ha affermato a La Repubblica che "Entro 10-20 chilometri dalla sorgente della contaminazione ci potrebbero essere rischi per i prodotti alimentari. Ma non oltre".

Per la Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso questo incidente evidenzia ancora una volta:

a)la reale portata delle potenzialità emissiva dell'esperimento SOX in caso di incidente e fuoriuscita del Cerio 144 dal cilindro di tungsteno rispetto al territorio italiano e all'Adriatico;

b)la totale assenza di trasparenza da parte delle autorità che dovrebbero sorvegliare quanto accade a Mayak e in generale in Russia sul tema del nucleare. Questo aspetto non è secondario per Sox visto che molte certificazioni e la sorgente stessa sono prodotte proprio dai russi.

Venerdì 24 novembre ci sarà un doppio appuntamento a Pescara e a Teramo per un punto stampa.

 

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