Lingotto dieci anni dopo, come cambia la geografia abruzzese del Pd


Addii, cambi di casacca, riposizionamenti e nuove (insperate) alleanze: la balcanizzazione dem a casa nostra


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
16/10/2017 alle ore 20:48

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Più che una vecchia foto di inizio Novecento, come scrive Aldo Cazzullo a proposito della festa per i dieci anni del Pd, sembra una di quelle foto delle feste di classe, dove in tanti non ci sono più. No, non sono morti. Ma fuggiti, altrove, chi pentito chi deluso chi ferocemente arrabbiato.

Restano in pochi, pochissimi. Di quella foto lì, restano solo un po' di frammenti. In Abruzzo il Partito Democratico che tra i soci fondatori contava anche Ottaviano Del Turco, ha subìto lo scossone più forte proprio a causa di Sanitopoli, l'inchiesta giudiziaria che spazzò via tutta la giunta regionale, presidente compreso.

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È una foto impietosa quella che rimanda la terra di Marini a Roma, nei giorni dell'anniversario dem. Del Turco, componente socialista dei famosi 44, neutralizzato da una condanna a nove anni poi ridotta a tre e mezzo. L'economista Marcello De Cecco, quota società civile del comitato promotore, è morto.

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Bernardo Mazzocca, ex segretario della Margherita e membro della direzione nazionale del partito e assessore nella giunta Del Turco, non ha più ritirato la tessera: "Non sono iscritto da diversi anni, una scelta indotta proprio dall'atteggiamento assunto dal partito su Sanitopoli che per la verità durante la segreteria Paolucci aveva manifestato una certa vicinanza e solidarietà. Poi è intervenuta una sorta di mutazione genetica, con l'assessorato alla Sanità assunto con D'Alfonso e la svolta a favore delle cliniche private".

Enrico Paolini, vice presidente della Regione all'epoca dei fatti, accusato di aver collaborato con la procura, a parte una candidatura farlocca alle primarie per la scelta del sindaco di Pescara, è scomparso dalla scena politica, fa il consulente per il turismo. Vita privata anche per la teramana Stefania Misticoni, ex segretaria Pd e consigliere regionale.

È tornata a fare la giornalista Maria Rosaria La Morgia, fa l'avvocato Antonella Bosco, si è ritirata a vita privatissima quasi subito l'ex assessore Valentina Bianchi, lo stesso ha fatto Maria Bozzi. Azzoppato dalle vicende giudiziarie, è scomparso dalla scena politica Marino Roselli, ex Presidente del Consiglio Regionale abruzzese.

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È con un piede dentro (in giunta regionale) e uno fuori con Articolo 1 l'assessore regionale Donato di Matteo, è ufficialmente fuori e pronto ad animare una lista civica l'ex assessore pescarese Giuliano Diodati defenestrato per far posto a Gianni Teodoro, e se lo farà si porterà dietro la cognata, la parlamentare Vittoria D'Incecco, finora data ancora per renziana ma molto in polemica con D'Alfonso, e tra tutti e due un sacco di voti in libera uscita dal Pd.

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Dopo una candidatura alla Regione sempre con Dalfy, Giorgio D'Ambrosio è passato armi e bagagli con i socialisti; è tornato a fare il giudice e nel caso specifico il presidente del tribunale di Pordenone l'ex parlamentare Lanfranco Tenaglia, mentre l'ex assessore Marco Verticelli ha scelto anche lui Articolo 1. Lo stesso hanno fatto l'assessore Marinella Sclocco e l'ex Franco Caramanico. C'erano i Teddiboys e non ci sono più: da dem che erano, soprattutto il fratello mediano Maurizio, sono diventati teodoriani, cioè si sono fatti il partito-famiglia. Fuori, dopo le elezioni di Ortona, l'ex presidente della Provincia di Chieti Tommaso Coletti.

Ma si farebbe prima a dire chi è rimasto: Marini, per esempio, ma non è assolutamente incisivo. Luciano D'Alfonso, che è stato il primo segretario del Pd. Cialente, Lolli e Pezzopane che da bersaniana che era è poi stata folgorata sulla via di Rignano sull'Arno. Dentro, nonostante il ruolo istituzionale, il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, i parlamentari Tommaso Ginoble e Gianluca Fusilli, quest'ultimo dalfonsiano doc.

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Pochi, in effetti. Come mai? "A parte la rottamazione renziana, il Pd - commenta Mazzocca - doveva essere un partito fondato per unire e includere e invece è diventato un partito non accogliente, fondato sulla logica che meno siamo meglio stiamo". E chissà se porterà bene, visti i sondaggi di questi giorni. E visti anche i risultati delle politiche 2013: il Pd fece terzo sia alla Camera che al Senato. E non era ancora accaduto nulla.

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