Gasdotto Paglieta, l'accusa di Bracco a D'Alfonso: solo a parole contro la raffineria


Secondo il consigliere regionale di Si i documenti smentiscono le promesse di chi governa la Regione e la controllata Arap


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
15/09/2017 alle ore 15:13

Tag correlati: #bracco#dalfonso#gasdotto#paglieta

A parole contro la raffineria, ma i fatti smentiscono le promesse rassicuranti di chi governa Regione e Arap. Lo sostiene il Consigliere regionale Leandro Bracco (SI) in merito alla vicenda relativa al Gasdotto Paglieta secondo cui la Regione Abruzzo, tramite la sua controllata Arap, “vuole che in val di Sangro il progetto di coltivazione di idrocarburi denominato Colle Santo vada avanti”.

Interessati sono i Comuni chietini di Archi, Atessa, Bomba, Colledimezzo, Paglieta, Pennadomo, Roccascalegna, Torricella Peligna e Villa Santa Maria.

E dopo aver spulciato faldoni e fonti, porta anche le prove delle sue accuse contro la governance di Luciano D'Alfonso. Secondo Bracco le parole che si leggono nella delibera presidenziale Arap non lasciano dubbi interpretativi: “Rilevato che è necessario adottare un idoneo provvedimento in tempi brevi, stante l'urgenza di garantire il proseguimento del procedimento autorizzativo in corso presso i competenti Ministeri, Arap delibera di concedere l'ulteriore proroga dei termini di validità della prenotazione dell'assegnazione a beneficio della CMI Energia di altri sei mesi a decorrere dal 27-7-2017. Arap delibera di disporre inoltre che la suddetta ulteriore proroga viene accordata per il lotto meglio identificato nelle planimetrie allegate al presente provvedimento in sostituzione del lotto precedente'".

Per cui osserva che l'esecutivo regionale, “a parole, è contrario affinché in una superficie di poco inferiore ai 36 chilometri quadrati non vengano messi in produzione i pozzi esistenti di idrocarburi Monte Pallano 1 e 2, non vengano perforati e completati i due nuovi pozzi Monte Pallano 3 e 4 e non venga costruito né un gasdotto di circa 21 chilometri né una raffineria". Ma poi le carte dicono il contrario.

"Su questa vicenda – rileva Bracco – il Comitato VIA della Regione Abruzzo aveva espresso pareri negativi il 10-4-2012 (giudizio 1929), il 21-2-2013 (giudizio 2139) e il 20-11-2013 (giudizio 2315). Come se ciò non bastasse il Consiglio di Stato, con sentenza 2495 del 18-5-2015, aveva riconosciuto la correttezza della decisione assunta proprio dal Comitato VIA evidenziando in maniera inequivocabile la doverosa applicazione del principio di precauzione dato il rischio 'di cedimento della diga e in considerazione delle più ampie esigenze di tutela ambientale e di incolumità pubblica'. E oggi invece cosa viene fuori? Che lo scorso 9 agosto, data nella quale all'Arap proveniva la mia richiesta formale di accesso agli atti – sottolinea il Consigliere regionale – tramite la delibera presidenziale numero 28 firmata dal presidente Giampiero Leombroni e dal Direttore Generale Antonio Sutti, si è fatto sostanzialmente in modo che l'azienda CMI Energia avesse la strada in discesa riguardo il progetto industriale che vorrebbe concretizzare in val di Sangro".

E conclude: "Dopo Ombrina il popolo d'Abruzzo è chiamato a una nuova battaglia".

twitter@ImpaginatoTw