Perché sono le autostrade (e le concessioni) la pietra dello scontro totale tra M5S e Lega


Vertice di governo: i pentastellati portano sul tavolo la revoca della concessione


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
26/06/2019 alle ore 15:18



Fumata nera su tutta la linea nei vertici che si sono tenuti nella notte di martedì 25 giugno a Palazzo Chigi: niente intesa sull’autonomia, nessuna decisione su Autostrade. È un’immagine di stallo e forte tensione quella che emerge tra Lega e Movimento 5 Stelle, le due anime della maggioranza gialloverde. Le intese sulle autonomie regionali, annunciate da Matteo Salvini per il consiglio dei ministri di mercoledì 26 giugno, saranno al centro di una nuova riunione.

Ma grava ancora un’incognita anche sull’approdo in Cdm della legge di assestamento, che serve a evitare la procedura d’infrazione Ue.

Più di una fonte governativa, in nottata, spiega che il Cdm - ipotizzato alle 18.50 di mercoledì 26 giugno - non è formalmente convocato e c’è chi aggiunge: «Chissà se si farà». Ma un ministro pentastellato di primo piano assicura che il consiglio dei ministri ci sarà. Probabilmente preceduto da un vertice politico. Assente Giovanni Tria, è su Autonomia e Autostrade che il premier Giuseppe Conte prova a cercare una sintesi in nottata a Palazzo Chigi. Il primo tavolo dura tre ore, il secondo poco meno di una. Alla seconda ora Matteo Salvini va via per un’intervista tv, lasciando Giancarlo Giorgetti.

Luigi Di Maio resta, con Riccardo Fraccaro e Stefano Buffagni prima e Danilo Toninelli poi, fino alla fine. La Lega non si sbilancia, a notte fonda, sul destino della concessione di Autostrade, che M5S chiede di revocare, nel giorno in cui a Genova il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli ha assistito alla gettata di calcestruzzo per il primo pilone del «nuovo» ponte Morandi.

Trapela invece una fortissima irritazione per il nuovo stop al tema delle Autonomie, caro alle regioni del Nord. «M5S continua a essere il partito del No», commenta una fonte leghista. I temi critici, secondo fonti M5S, sono la scuola, i trasferimenti fiscali dallo Stato alle Regioni e i trasporti. Se ne discute per tre ore, ma al termine non si trova un punto di accordo. Si litiga anche sul metodo, perché i Cinque stelle vogliono un passaggio «pesante» in Parlamento, con la possibilità per le Commissioni di dare pareri e di emendare il testo.

La Lega è per una soluzione più snella, perché con emendamenti pesanti si dovrebbe ripartire da zero. Anche su questo, non si raggiunge un accordo. Quando Salvini lascia la riunione, intorno alle 22, la strada si annuncia in salita. E infatti il vicepremier, che aveva annunciato il testo in Cdm, davanti alle telecamere si fa più prudente: «Lavori in corso, le cose vanno fatte bene».

Poi punta il dito contro le «burocrazie ministeriali» che frenano. Poco dopo, termina la riunione e la Lega accusa il M5S di nascondersi proprio dietro quei burocrati: «Fanno muro e chiedono tempo, bloccano qualsiasi iniziativa», attaccano. E i Cinque stelle replicano: «L’autonomia si farà. Le riunioni servono per far condividere le cose. Quando si governa in due le cose si fanno in due».

Tornano così a livelli di guardia le tensioni nel governo. Salvini in tv annuncia una stretta su Airbnb per trovare le risorse e dice che farà saltare l'esecutivo solo se gli dicono no al taglio delle tasse. Quanto alla procedura Ue, la definisce «folle» e «preoccupante» ma si dice ottimista che non ci sarà. Non è detto, però. E intanto il nord preme, l’Autonomia surriscalda gli animi.

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