Niente gossip né galera: così la credibilità della magistratura (e del Csm) va a picco


Manca tutto il contorno cui siamo abituati, ogni qual volta singoli o gruppi finiscono nei guai


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
05/06/2019 alle ore 15:41



Nien te gossip. E neppure galera. Così la credibilità della magistratura e del Csm cola a picco. Insieme a quella dei giornali. Nonostante la mole di intercettazioni, nell’inchiesta che scuote palazzo dei Marescialli, non c’è traccia di virgolettati lucrosi o pruriginosi ne’ di volgarità o di dialoghi turpi.

Che ci staranno certamente visti tempi e metodi d’indagine, ma che in questo caso non si conosceranno. C’è un elenco di nomi e di pastrocchie che (delegittima?) affanna il Csm, c’è un elenco di “utilità”, ci sono i luoghi d’incontro, ma pochissimo d’altro.

Manca tutto il contorno cui siamo abituati, ogni qual volta singoli o gruppi finiscono nei guai e sui giornali. Manca, con la scusa della caccia al reo, il “tritavite” mediatico che mette insieme - col privato spiattellato - pagine zeppe di niente, eppur golosissime.

Ecco, nel caso dell’inchiesta che ha protagonista il magistrato Palamara, già noto per l’esilarante duetto in diretta telefonica su Sky tg24 col presidente Cossiga, nulla si sente e nulla si legge oltre l’indispensabile. Strano, no? Mica è gente qualsiasi. È gente abituata a valutare come sintomatiche del dolo frasi altrimenti innocue, a ipotizzare la frode ovunque, ad usare come un macete il “non poteva non sapere”.

Certo, quel che vale per tutti non vale per l’eletto. E per chi vive e opera nell’Empireo, nessuno vale uno (vero ministro Bonafede!) e, del caso, e’ molto più uguale di qualsiasi uguale. Anche nella sventura. Per questo, probabilmente, il coccolatissimo giornalismo “d’inchiesta”, nello specifico, fa cilecca: non riesce ad impossessarsi ne’ di chiavette usb ne’ di file audio/video ne’ di copie di brogliacci o di informative della polizia giudiziaria.

Nossignori, non si conoscerà alcun privato di nessun indagato in quest’inchiesta su magistrati che brigano per occupare le poltrone delle procure e le poltroncine allo stadio. Anche se ci hanno raccontato che questi favolosi “Trojan” intercettano tutto 24ore su 24.

Facciamocene una ragione. Insieme a quell’altra decisiva differenza: per le stesse ipotesi accusatorie, qualsiasi comune mortale sarebbe già da giorni in carcere o ai domiciliari. Sommerso da palate di gossip.

twitter@ImpaginatoTw