Libia, Siria, gas. Oltre le campagne elettorali: che succede attorno a noi?


Ma un'elezione non può fermare programmi e strategie: l'Italia e il suo destino


di Francesco De Palo
Categoria: Editoriale
10/05/2019 alle ore 16:03



Mentre i 6x3 e i comizi elettorali si susseguono al consueto ritmo “italiano” in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio, accadono alcuni fatti significativi per i destini (anche industriali) dell'Italia. 

Unicredit piazza fuori confine un'altra fetta della propria torta, con lo scenario estero che prende sempre più piede in un trend di vendita che lascia molti punti interrogativi. Nel frattempo i dati sulla crescita italiana relegano Roma all'ultimo posto in classifica, ben al di sotto – per dirne una - della Grecia. Dal momento che si tratta di numeri e non di slogan o ritorsioni da bassa cucina, sarebbe il caso di rifletterci seriamente per non trovarci, dopo l'estate, sull'uscio di casa quella troika che è stata già “ospitata” ad Atene e i cui riverberi gli addetti ai lavori (e purtroppo solo quelli, a quanto pare) conoscono a menadito. Anche perché le clausole di salvaguardia sono un fatto e non un'opinione.

Il fatto che vi sia una congiuntura sfavorevole che sta colpendo anche colossi come Germania e Francia dovrebbe indurre ad un'analisi approfondita. Se Berlino rallenta, o peggio crolla, anche l'Italia ne ha da perdere, viste le interlocuzioni con alcuni rami industriali come il comparto automobilistico.

Dubbi che si posano necessariamente su quelle politiche industriali di ampio respiro che l'Italia ha da tempo abbandonato, preferendo la strada della vita alla giornata.

Ma a due passi da casa nostra, il Mediterraneo ribolle senza che lo stivale riesca ad essere protagonista. La crisi libica vive un pericoloso stallo, con tutte le conseguenze per il caso migranti e per le nostre imprese che lì lavoravano; la ricostruzione in Siria non sarà affar nostro e il dossier energetico vede il quadrumvirato Israele-Egitto-Grecia-Cipro da tempo al lavoro come un soggetto unico, senza che quel molo naturale piazzato lì nel Mare Nostrum (ovvero Roma) sia davvero in prima fila.

Cosa ci resta allora? Al momento i talk show serali, con urla incorporate e insulti bypartisan, e le emergenze storiche ormai scomparse dalle prime pagine (terremoto nel centro Italia, discarica di Bussi, mafie, regressione infrastrutturale, veti ultraideologici). Il domani chissà.

 

twitter@ImpaginatoTw