La risposta di Freud: relazioni tossiche e disfunzioni. Che fare?


I segnali per capire come uscirne


di Alessandra Rosa
Categoria: Chiedilo a Freud
29/04/2019 alle ore 18:40



Buongiorno dottoressa,

mi chiamo Liliana  ho 27 anni e sono fidanzata da circa due anni. Le scrivo per una curiosità: qualche giorno fa in televisione si parlava di relazioni “tossiche” e quindi disfunzionali. Vorrei conoscere il suo parere su questo argomento e soprattutto se ci sono dei segnali per capire quando una relazione è tossica e di conseguenza cosa fare per uscirne. 
La ringrazio l’attenzione.
Liliana R.


Cara Liliana

ti ringrazio per avermi scritto ! Hai citato un argomento interessante e credimi sono in molti a farmi questa domanda; cercherò di essere il più chiara possibile in quanto l’argomento è delicato.
Bisogna sottolineare che alcune persone sono più a rischio rispetto ad altre ad essere intrappolate in un rapporto disfunzionale, e quindi tossico. È bene affrontare il discorso sulla dipendenza affettiva e distinguere tra una dipendenza sana ed una malsana. Una dipendenza sana comporta che la presenza di un partner nella propria vita rappresenti un punto di forza e un arricchimento personale. In alcune relazioni  però la dipendenza affettiva potrebbe diventare nociva. Il soggetto dipendente comincia a perdere la propria autonomia, la propria identità e soprattutto la propria libertà. Vive la sua vita esclusivamente in funzione dell’altro, tende ad annullarsi completamente. Nelle situazioni più estreme potrebbe subire anche violenza fisica. La dipendenza affettiva può essere paragonabile alla “ tossicomania” con la differenza che l’oggetto tossico non è rappresentato da una sostanza ma da una persona.
Le persone che tendono a cadere nella trappola di una relazione tossica, hanno difficoltà a vivere la solitudine e quindi hanno un bisogno estremo dell’altro. Tale vissuto nella maggior parte dei casi ha a che fare con l’abbandono, con il non riconoscimento  e con il rifiuto e, pur di non riviverlo, il dipendente affettivo è disposto ad accettare condizioni anche umilianti pur di non subire un altro abbandono. Bisognerebbe educare i ragazzi fin da piccoli a non cadere nei falsi miti dell’amore, ma ad avere un rispetto di sé e soprattutto a identificare la relazione d’amore come un’opportunità di piacere e crescita e non come una sottomissione.
La domanda più frequente è la seguente: è possibile liberarsi da una situazione tossica? Cosa bisogna fare? 
Prima di tutto bisogna imparare a stare bene anche da soli e quindi riprendere la propria vita. Il dipendente affettivo non deve più annullarsi per l’altro.
Le persone dipendenti spesso si innamorano di chi non le ama e non le considera, come già è accaduto nelle loro relazioni primarie. Hanno il bisogno di riscattare la considerazione che sentono di non aver ricevuto durante l’infanzia, per sentirsi amate. Per tale ragione spesso chi soffre di dipendenza affettiva potrà instaurare una relazione con un narcisista.
Infine bisogna riscattare i falsi miti dell’amore ovvero che bisogna annullarsi per l’altro, magari aspettarsi che poi l’altro faccia lo stesso per noi: niente di più sbagliato. Amarsi significa crescere insieme e non annullarsi.
Per fare  questi passaggi ed elaborare il senso di abbandono un percorso di psicoterapia risulta fondamentale.

“ L’amore può trasformarsi in una dipendenza affettiva, ma la dipendenza affettiva non si trasforma mai in amore”
Enrico Maria Secci