La risposta di Freud: stalking e libertà di coppia


Disturbi comportamentali, non solo quando una relazione finisce ma anche durante un rapporto sentimentale


di Alessandra Rosa
Categoria: Chiedilo a Freud
25/01/2019 alle ore 11:18



Gentile dottoressa,

mi chiamo Antonio e vorrei chiederle un consiglio, per capire cosa sta accadendo alla mia relazione. Da circa un anno ho una compagna con la quale, all’inizio del nostro rapporto, mi sembrava di avere una affinità quasi totale. Sembrava quasi la mia anima gemella: stessi gusti, stessi interessi.

Da qualche mese il suo atteggiamento è cambiato: mi impedisce di frequentare i miei amici, spesso me la trovo sul posto di lavoro, controlla il mio telefono e quando capita che non posso rispondere ad una sua chiamata, mi tempesta di messaggi alle volte anche offensivi.

Le confesso che sto mettendo in discussione il mio sentimento per lei perché mi sento perseguitato e privato della mia libertà. Spero davvero mi possa aiutare

Antonio S.

 

Caro Antonio, comprendo la tua preoccupazione dato che i “sintomi” di cui mi parli sono indizi di un atteggiamento tipico di personalità che manifestano disturbi comportamentali, non solo quando una relazione finisce ma anche durante un rapporto sentimentale.

Nell’uno e nell’altro caso questi atteggiamenti rientrano nella categoria degli atti persecutori o stalking.

Quante volte abbiamo sentito questo termine, purtroppo associato spesso ad avvenimenti di cronaca. Chi è veramente uno stalker?

Lo stalker è una vittima di se stesso, di un’infanzia infelice che spesso da piccolo è stato ignorato, provocando così in età adulta un comportamento mirato alla ricerca continua di attenzioni, fino ad arrivare a continue ed ossessive conferme. Alla base di tutto ciò vi è una profonda insicurezza.

Quali sono generalmente le vittime dello stalker?

Sicuramente sarà qualcuno con cui sentirsi forte, da conquistare e manipolare, da creare una totale dipendenza da se, in modo da poter essere lui a disporre totalmente della volontà dell’altro.

La relazione con l’altro sarà sempre fondata sulla disparità e non sulla democrazia; il pensiero primario è il seguente: “senza di me non vali nulla, non puoi lasciarmi, per cui nessuno ti vorrà quando non sarai più con me”.

Tutto ciò provoca nella vittima un atteggiamento di totale dipendenza dal partner, tanto da non poterne fare più a meno, annullando la sua autostima e di conseguenza la sua personalità.

Nel momento in cui in una relazione uno dei due partner dovesse accorgersi di avere degli atteggiamenti ossessivi e aggressivi, dovrebbe iniziare un percorso terapeutico individuale, al fine di evitare ulteriori problematiche comportamentali disfunzionali.L’eccessivo controllo accompagnata da una scarsa gestione dell’impulsività sono campanelli d’allarme importanti da non sottovalutare, in quanto ciò porta alla distruzione dell’altro.

Bisogna ricordare che amare non significa distruggere l’altro, ma perdonarsi, capirsi, confrontarsi, in quanto il partner perfetto e la relazione perfetta non esistono, e l’altro deve essere una risorsa per migliorarsi e non peggiorarsi.

“ è un inferno essere amati da chi non ama né la felicità, né la vita, né se stesso ma soltanto te.”

(Elsa Morante)

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