Dal nostro infiltrato speciale: ieri alla Fonderia, Maperò aveva un inviato/inflitrato specialissimo, che ci racconta qui quello che ha visto, al di là dei resoconti infiorettati dei protagonisti, delle foto a campo stretto condivise sui social da assessori e fedelissimi e a dispetto delle cronache edulcorate e sovvenzionate con i fondi dalla Regione.
dal nostro infiltrato speciale alla Fonderia
Dicono che questo scherzetto sia costato sugli 80.000 euro e vi dirò che dopo cinque ore di paziente partecipazione non ho ben capito cosa sia. Indeciso tra la riunione dispersiva di un super-condominio ed una sagra di paese male organizzata. Si inizia col botto, con un filmato autocelebrativo del capo. Primo pomeriggio torrido alla Badia di Sulmona, convocate (anche coattivamente: tutti i dirigenti della regione, per fare numero e dimostrare fedeltà) circa 850 persone. Presenti, nei momenti di massima affluenza, al più 280.
Se togliete i fedelissimi, i (pochi) politici (Pepe e Paolucci gli unici assessori) i lacchè, i cerimonieri: 4 gatti, con rispetto parlando. Spettatori increduli di un cortometraggio inquietante dove il presidente della Regione viene inquadrato in ogni posa e foggia, mancavano solo situazioni più intime, ma nessuno le avrebbe volute descritte. A dire il vero, il pensiero è andato all’Istituto Luce (che sia compreso negli 80.000?). I toni erano quelli e pure i tempi ed i modi: imposto prima dello spettacolo. Un evento preannunciato come il think tank della Regione Abruzzo, il brain storming alla sua seconda edizione (perché la prima non ci era bastata) inizia con un filmato-peana agli incontri del governatore tuttofare, le strette di mano, le foto in posa, un’antologia dei suoi post di FB.
A seguire, indovinate chi è l’unico a parlare? Il Generalissimo. Che non tradisce se stesso (purtroppo) mai, con la coerenza tipica di chi non ammette oppositori: questa fiera paesana ambientata in un ex carcere (sarà un caso?) dovrà essere nelle intenzioni dell’Unico protagonista “un grande combattimento di idee”. Dal think tank al bang bang. Passando attraverso i misteriosi caucus (e tutti a cercare su Wikipedia l’etimologia del misterioso termine). La scientifica organizzazione del team dalfonsiano ha partorito un concetto da House of cards, peccato non fosse pensato per la valle peligna, nell’ultimo giorno di un giugno di siccità. In realtà, il polveroso e poco affollato cortile della Badia è indecorosamente arredato con gazebo e sedie di plastica, degradati immediatamente a cactus dal pubblico già disilluso alle quattro del pomeriggio. Cactus dell’inutilità, altro che tempesta di cervelli. I discorsi autoreferenziali continuamente interrotti dal Generalissimo e dal suo (quasi) nuovo Cerimoniere Marzio Maria Cimini che ad un orecchio attento e forse un po’ vintage appare uguale a Dudù, il gagà di Enrico Montesano di Gran varietà (per vederlo clicca qui). Roba da morire dal ridere. Se non fosse che ad un certo punto, mentre al piano di sopra Vincenzo Rivera (con tutto il suo naturale savoir faire da sacri lombi) intratteneva il rappresentante della Commissione europea (forse per giustificare gli 80.000…), fanno irruzione, introdotti da un inno nazionale inopinatamente strombazzato, tutti i corpi militari, di terra di cielo e di mare. Vi chiederete perché.
Io non l’ho ancora capito. Ma è questo forse il momento clou della Fonderia. Quindi, cari Maperolisti, visualizzate: il Generalissimo che riserva al Comandante in Capo della Difesa il domandone finale. Dritto negli occhi: l’esercito può aiutare gli abruzzesi nella terribile lotta contro gli ungulati? Dalfy, insomma, chiede che il problema dei cinghiali sia risolto dai militari, con licenza di uccidere, appositamente sparsi nei territori abruzzesi. La faccia del Comandante in Capo era come la Master Card. Non aveva prezzo.