Rigori e delusioni: e così a Russia 2018 uno NON vale uno


Clamoroso al "Cibali" si sarebbe detto un tempo: finisce in parità e l'Argentina, complice Leo, stecca


di Silvio Sarta
Categoria: (S)arti Mondiali
17/06/2018 alle ore 09:09



Se sbagli un calcio di rigore, soprattutto ai Mondiali, la morale indiscutibile è che uno NON vale uno. Prendete Leo Messi, 30 anni argentino di Rosario, detto la pulce, impiegato a Barcellona con paga superiore a 60 milioni di euro l'anno, sponsor compresi (stima dichiarata del 2017), eroe dell'Argentina che vede nel titolo mondiale un premio ineluttabile degli dei, 170 centimetri che stordiscono gli avversari...

Ieri, sull'1 a 1 contro l'Islanda, batte un rigore...e sbaglia. In tribuna il Maradona più grasso di sempre (anche il sigaro tra le labbra sembrava obeso) quasi precipita. Finisce in parità e l'Argentina, complice Leo, stecca. La mondovisione celebra in un istante il suo "dramma", ne scruta lo sguardo deluso, cerca il luccichio di una lontana lacrima, ma trova solo il sudore suo e di tutti gli altri. Messi ha fallito ma resta eroe e già prepara la rivalsa.

Questo il messaggio. Prendete ora Christian Cueva, peruviano di Trujillo, stessa altezza della pulce, 26 anni, stipendio miserabile in confronto all'altro ma all'improvviso possibile eroe del Perù. Sullo 0 a 0 sbaglia un rigore: la rincorsa è goffa, simile a quella di Zaza agli Europei di 2 anni fa. In un attimo la rete lo deride, la critica lo scuoia con un sorrisino...alla fine vincono i danesi, mediamente più alti degli avversari di una decina di centimetri almeno.

Forse non giocherà la prossima partita. E così a Russia 2018 uno NON vale uno. Cueva poi non fa politica come Messi, che chiese e ottenne di non giocare in Israele perchè in Cisgiordania vengono uccisi bambini innocenti. Ammesso e non concesso che l'applicazione del ragionamento abbia un senso, allargando il discorso e guardando la storia,

Messi non potrebbe giocare in mezzo mondo, forse neppure nella sua Argentina. Va di moda, assente l'Italia, "adottare" una squadra, esercizio innocuo ma un pò stupido. I più si gettano sull'Islanda, che però è già un brand strutturato. Sarò stupido anch'io ma adotto il Perù e proverò a conoscere Cueva, che per me è un campione immenso e coraggioso. Detto infine della Francia che sbadigliando piega l'Australia, va ricordato che oggi si alza il sipario con Costarica - Serb, prima dei carichi da 11, Germania-Messico e Brasile Svizzera. E comunque W Cueva, W il Peru'

 

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