“E’ un incidente di una gravità unica, la prossima volta, pur garantendo tutta l’autonomia del caso agli organizzatori, penserò io stesso a fare il titolo del convegno”. E’ quanto dice ad impaginato.it il Rettore dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico. Travolto, è il caso di dirlo, dalle polemiche che hanno portato ad annullare il convegno previsto per ieri all’Università e dal titolo “Dalla grande calamità, una grande opportunità”. Un convegno da cui, dopo il tam tam via social scatenato dall’ira, legittima, dei familiari delle vittime di Rigopiano, hanno preso le distanze la regione e diversi altri enti che pure avevano accordato inizialmente, il loro patrocinio.
“Il titolo era obiettivamente infelice” ammette senza difficoltà il Magnifico rettore. Che da subito si è assunto la responsabilità di quanto avvenuto. “Sono tranquillo. Mi sono scusato con i familiari delle vittime di Rigopiano. Mai e poi mai gli organizzatori pensavano di proporre forme di sfruttamento di una disgrazia. Si è trattato di un mero errore” sottolinea D’Amico. Che rivendica la validità dei contenuti che sarebbero stati al centro dell’appuntamento che comunque è solo rimandato.
“La cosa che più mi ha ferito è stato vederci associati agli sciacalli che ridevano la notte del terremoto dell’Aquila. Ma il senso del nostro convegno è invece quello di offrire uno strumento per prevenire tragedie simili” dice D’Amico che si rifiuta di indicare nome e cognome del responsabile del titolo incriminato: “non ho voluto saperlo, intenzionalmente”. Ma che invece rivendica: “il convegno era stato organizzato da alte autorità scientifiche e doveva essere l’occasione per presentare i risultati delle serie storiche delle valanghe. Utili a definire la mappa del rischio. E nella stessa occasione presentare un nuovo progetto volto alla riforestazione del territorio colpito da questo tipo di calamità, sempre nell’ottica della prevenzione”.