Nella roccia scavata o sulla roccia dipinta: viaggio a Pietracamela


L'incantata solitudine di un borgo abitato da figure rupestri


di Valentina Coccia
Categoria: Incolta
08/06/2018 alle ore 15:54

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D'improvviso, un grumo di case scavate nella roccia: “guarda, alla tua destra vedi Pietracamela”. Come un nido d'aquila posato sul roccione calcareo del versante teramano del Gran Sasso, questo splendido borgo – a ragione annoverato tra i Borghi più belli d'Italia – si offre allo sguardo del visitatore emergendo misterioso e solitario dal verdeggiante declivio morenico che si eleva fino al Corno Piccolo, a destra del corso del Rio Arno, svoltato l'ultimo tornante della strada che continua a salire in direzione Prati di Tivo.

E' da quei secolari boschi di faggi dell'Aschiero che il profilo di una particolare roccia che ricorda l'andamento della gobba di un cammello si staglia: sarà a ciò riferibile la seconda parte del toponimo? Petra Cumerii e Pietra Cameria, questi i nomi originari; il quesito resta aperto, così come tutte le ipotesi, dall'omaggio al popolo dei Cimmeri, stanziatosi nel I millennio a.C. nell'area territoriale del Mezzogiorno d'Italia, alla varroniana Sibilla Cimmeria, a Petra Cacumeria, vale a dire “pietra in cacumine”, “pietra in sommità”, e così via.

Scendendo dall'autobile si è subito pervasi da un senso di serenità, la medesima che accompagna lo sguardo nel suo lento ribalzare sullo scintillio dell'acqua che scende a cascata a sinistra dell'intima piazzetta, per poi perdersi, sul lato opposto, nell'immensa vallata che si apre sul belvedere. Ed a quel punto è il borgo a chiamarti, ad invitarti alla scoperta, a spingere il tuo passo alla ricerca del prossimo angolo di bellezza; ed eccolo lì, un altro belvedere a picco sulla natura, con al centro la sua fontana, e poi ancora la meraviglia dei vicoli lastricati, e gli edifici in pietra ricoperti d'edera e roselline selvatiche, da cui antichi portoni in legno massiccio ed eleganti balconcini si affacciano con grazia.

Emergono, poi, le antiche chiese, quella di San Giovanni, del 1432, quella di San Rocco, del 1530, e la parrocchiale di San Leucio, ritagli di storia dissmeninati come le date impresse sui portali delle abitazioni – il 1471, il 1616 – e le eleganti bifore, ed ancora i resti di un vecchio mulino e di un'antica torre, mentre una millenaria meridiana segna un tempo fatato che sembra essersi fermato.

Ed ogni passo in avanti è in realtà un passo verso se stessi, perchè nel silenzio perfetto di questo intreccio di viottoli si tornano a percepire i propri reconditi pensieri, quelli messi a tacere nel frastuono del quotidiano incedere. Nei ritagli di verde e poi di cielo e poi di nuovo di verde, il suono della natura si fa vivo, dal borbottio di un ruscello al fruscio delle foglie vibranti al vento, il respiro diviene morbido, rilassato, ampio e ad ogni nuova visione un desiderio assopito o negato si riaccende.

Ma nella rarefatta perfezione di quest'angolo di paradiso, quella solitudine beata ed estrema che il visitatore cerca per rifugiarsi dal caos si tinge d'un velo di malinconia: Pietracamela è un borgo fatto di presenze ormai svanite, di una umanità fatta di sole tracce, di orme di storie personali un tempo indissolubilmente legate a queste rocce, di vite aspre, estreme, ma gaie, che oggi tuttavia sono mero ricordo e sparuto presente. Ogni saracinesca abbassata, ogni uscio serrato, ogni giardino ormai incolto è un soffio di tristezza sul cuore, è timore che tutto questo possa lentamente sgretolarsi e svanire.

Lo spopolamento dell'entroterra è qui forte e palese e le figure dipinte da Guido Montauti (Pietracamela, 1918 – Teramo, 1979) e dal gruppo “Il Pastore Bianco”, di cui fu fondatore, divengono simbolo e memoria delle anime che hanno popolato questi anfratti rocciosi: nei dipinti rupestri esse continuano a vivere, perfetta metafora di un legame ancestrale tra l'uomo e la pietra, forgiato da quella comune essenza audace e robusta, misteriosa ed affascinante.

Nel centenario della nascita del pittore, la mostra itinerante “Un percorso di creatività – Guido Montauti, cento opere nel centenario della nascita” - promossa dai Comuni di Bellante, Fano Adriano, Pietracamela, Roseto, ed organizzato dall’associazione Ambasciatori del Centro Italia e dalle Pro-loco di Fano Adriano e Ripattoni – oltre a rendere omaggio all’artista, prevederà il recupero delle pitture realizzate nel 1964 nella grotta di Segaturo, travolte nel 2011 da una grossa frana.

Nella speranza che una valorizzazione culturale attenta e puntuale ed un rinnovato turismo, etico, sensibile e consapevole, diano nuova linfa a questo borgo meraviglioso e temerario, che attende solo di essere vissuto.

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