Avvocati e mediatori familiari come possono collaborare?


La mediazione familiare rappresenta una sfida, una sfida di civiltà sociale e giuridica a cui non possiamo più sottrarci


di Teresa Lesti
Categoria: RiMediamo
11/01/2018 alle ore 19:15

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 Cari lettori, l’argomento di oggi è molto spinoso e anche tecnico direi! Ma utile! Credo che sia giusto dare al cittadino, che magari vive una situazione di separazione o divorzio degli imput su cui riflettere per compiere scelte più responsabili e al tempo stesso più vantaggiose rispetto ai costi emotivi ed economici da affrontare!

Questo articolo forse è un po’ scomodo, ma in fondo, cosa c’è di migliore di una informazione che vada ad attenzionare punti critici di un sistema, con la finalità di risolverli?!

La mediazione familiare rappresenta una sfida, una sfida di civiltà sociale e giuridica a cui non possiamo più sottrarci, soprattutto nell’ottica della tutela di diritti indisponibili ed inviolabili quali quelli del minore a godere di una bigenitorialità responsabile!

Quando finisce un matrimonio o comunque una unione importante e le persone intendono regolare i propri rapporti patrimoniali e di mantenimento rispetto ad eventuali minori, la prima scelta che compiono riguarda quella del miglior avvocato capace di tutelare le proprie ragioni. Ecco, quali sono queste ragioni…e di chi soprattutto? Dei coniugi…in qualità di ex moglie ex marito, sicuramente! Ma anche di genitori…e poi ci sono anche i figli con i loro diritti!

Quali sono i diritti dei minori quando i loro genitori decidono di separarsi? Scegliere con chi stare e quando….rifiutare o accettare nuovi compagni….scegliere se preferire un mantenimento diretto o tramite il genitore collocatario, se continuare a frequentare i nonni materni e paterni ect….

Assolutamente no: i figli hanno il diritto di continuare a godere di relazioni significative con entrambi i genitori e con le loro famiglie di origine, di essere amati incondizionatamente, tutelati e protetti da conflitti di lealtà o strumentalizzazioni per loro deleterie.

L’avvocato è il professionista giusto per garantire questo diritto inviolabile del minore ad una bigenitorialità condivisa e responsabile? Ed il mediatore, che ruolo ha, in tutto questo? Potrebbe aiutarlo a realizzare appieno questa tutela per il minore?

Premesso che, le persone deputate, in primis, alla tutela del minore, gli unici che possono davvero proteggerlo, evitandogli la spirale distruttiva della loro conflittualità, sono la madre ed il padre, che, congiuntamente, dovrebbero continuare ad occuparsi di lui, sicuramente il mediatore familiare, l’avvocato e, in alcuni casi lo psicoterapeuta, sono figure deputate in maniera integrata e multidisciplinare a sostenere i genitori in questo loro compito.

Come, allora, questi diversi professionisti possono cooperare per realizzare una rete professionale integrata?

Sicuramente riconoscendo ciascuno il proprio spazio di competenza e di intervento, contestualizzandolo con precisione sia con la coppia che con i colleghi e affidandosi anche all’operato di un diverso professionista rispetto a dinamiche estranee al proprio segmento di lavoro.

Concludo, dunque, immaginando una famiglia dove, in fase di separazione o divorzio, sentiti per primi gli avvocati o l’avvocato se unico, la coppia venga inviata dal mediatore per la risoluzione della conflittualità genitoriale; il mediatore, poi, valuta, magari, la necessità di un intervento in parallelo o prodromico per l’elaborazione del lutto per uno dei due coniugi che ha subito la separazione. Terminata la fase della gestione della riorganizzazione della nuova famiglia con il mediatore, a prescindere dal proseguimento del percorso psicoterapeutico in atto, la coppia viene riconsegnata al legale che, verificato o integrato l’accordo se necessario, accompagna in tribunale i genitori per l’omologa di un accordo dagli stessi realizzato con impegno e responsabilità verso loro stessi e nei confronti della prole.

Mi piace pensare che, tutti i professionisti insieme, possano costruire un nuovo sistema in cui non viene più alimentato il conflitto o prediletto un meccanismo di valutazione delle competenze genitoriali che non aiuta il minore se non strettamente necessario, ma piuttosto tessuta una rete professionale multidisciplinare in cui i protagonisti della tutela restano o diventano per la prima volta i genitori e noi tutti, con professionalità e competenza specifica li sosteniamo in questo loro compito complesso.

Possiamo lavorare in sinergia per un sistema nuovo in cui ci sia spazio per tutti i professionisti in base alle loro specifiche competenze, riduzione dei tempi e dei costi per i genitori e per la Giustizia ed in cui le dinamiche non patologiche della famiglia vengano sottratte alla decisione del Tribunale o del c.t.u.?

Riflettiamoci tutti insieme…

 

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