Perché l'addio di Maroni alla Lombardia dimostra che l'intesa sarà larga (e made in Cav e Renzi)


Silvio Berlusconi la partita l'ha già vinta ancor prima di cominciare a giocarla. L'ha vinta col solito colpo a sorpresa


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
08/01/2018 alle ore 18:40

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Sarà larga, l'intesa. Perché se qualcuno non l'avesse capito, Silvio Berlusconi la partita l'ha già vinta ancor prima di cominciare a giocarla. L'ha vinta col solito colpo a sorpresa. E, stavolta, il coniglio che ha estratto dal cilindro si chiama Roberto Maroni.

L'indisponibilità del quale a ricandidarsi a Governatore della Lombardia è stato il dessert servito al pranzo di Arcore ad un attonito Matteo Salvini. Il capo leghista, appresa dal Cavaliere la decisione di Maroni di non correre per il bis, ha provato a rientrare in partita offrendo quel posto a Maria Stella Gelmini che, ovviamente, s'è ben guardata dall'accettare.

Così, dopo essersi velocemente consultato col fido Giancarlo Giorgetti (vera testa pensante leghista!) ha virato obtorto collo sull'europarlamentare Attilio Fontana. Morale della favola: strada già in discesa per il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, candidato renziano, che s'appresta così - con la benedizione di Berlusconi, suo indimenticabile datore di lavoro a Canale 5 - a succedere al leghista al vertice di Palazzo Lombardia.

La carta Maroni e la spregiudicatezza con la quale il Cavaliere l'ha giocata, dimostra quindi che anche stavolta il mazziere sarà lui e lui soltanto. Qualunque sia il risultato delle elezioni politiche. Perché, a meno di una per ora improbabile valanga di voti grillini, la soluzione per la quale l'establishment fa il tifo è sempre più chiara e sempre la stessa: una larga, larghissima intesa.

Per questo motivo, nel deserto delle più o meno fasulle leadership, Berlusconi è stato individuato come l'unico possibile interlocutore. Perché la sua presenza rassicura e tranquillizza tutti. Amici e nemici, simpatizzanti di oggi e antipatizzanti di ieri.

Collante e cucitura di mondi apparentemente lontani che, piuttosto di rischiare di vedere i barbari della Casaleggio&Associati abbeverarsi alla fontana di piazza Colonna (coadiuvati da alcuni lanzichenecchi leghisti) hanno stretto un patto, sotterraneo, di mutuo soccorso. Sul quale patto è stata tracciata la road map. Con il Cavaliere garante e con Renzi assistente.

E siccome è anzitutto necessaria una copertura al massimo livello istituzionale, preservando da rischi e da accuse il presidente Mattarella, ecco individuata e giocata la carta Roberto Maroni.

Buono per fare il presidente della Camera oppure quello del Senato. Giusto ciò che occorre a garanzia dell'intesa successiva. Quella larga.

 

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