Enza Bruno Bossio (Pd) e gli attacchi al procuratore antimafia Nicola Gratteri


Comunque andrà il 25 settembre, "la classe politica degli ipocriti e dei sepolcri imbiancati ha stravinto"


di Niccolò Monti
Categoria: ITALIA
04/09/2022 alle ore 18:19

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"Io mi chiedo se Gratteri voglia seguire la legge o essere la legge. Perchè anche la mafia vuole essere la legge", ha dichiarato la candidata del Partito Democratico in Calabria, Enza Bruno Bossio. Dopo che il 1 settembre il GIP di Catanzaro ha emesso un'ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di 202 indagati nell'ambito dell'operazione contro la 'ndrangheta, "Sistema", tra cui l'assessore alla manutenzione e al decoro urbano del Comune di Cosenza, Francesco De Cicco, infatti, una parte del centrosinistra ha iniziato a lanciare berlusconiane sentenze.

Tra i vari reati ipotizzati: associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi anche d’azzardo e di scommesse. Ma anche delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori e altri reati aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose. Tutto questo non ha interessato la parlamentare uscente, che già nel 2019 aveva attaccato lo stesso Gratteri in merito alla maxi operazione dei Ros contro la 'ndrangheta che portò a 300 arresti in tutta Italia e al divieto di dimora in Calabria, revocato qualche giorno dopo dal GIP, per suo marito Nicola Adamo, ai tempi indagato per traffico di influenze e poi prosciolto. La Bossio definì l'operazione antimafia del procuratore "solo uno show".

A farla infuriare non è stato solo l'arresto del collega di partito, ma anche le critiche che il procuratore antimafia ha rivolto, parlando ai giornalisti, alla legge sulla presunzione di innocenza, approvata dal Cdm nel novembre scorso, che prevede che il procuratore capo mantenga "i rapporti con gli organi di informazione esclusivamente tramite comunicati ufficiali oppure, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa". "Potranno parlare i parenti di Riina e Provenzano, non lo potranno fare più il procuratore e il questore", così la commentò un anno fa il membro del Csm Nino Di Matteo.

Durante la conferenza stampa per l'operazione "Sistema", Gratteri ha, infatti, spiegato che questa legge gli impedisce di illustrare cosa è emerso nell'inchiesta che ha colpito le cosche del cosentino. "I dettagli dell'operazione non li possiamo dire", e ha poi aggiunto: "La stampa è potente e ha potere. Chiedete ai vostri editori di dire ai referenti politici di cambiare legge. Io non intendo essere né indagato né sottoposto a procedimento disciplinare". Una dichiarazione che non è piaciuta alla Bossio tanto da accostare la voglia di "essere legge" di Gratteri a quella della mafia. In nome del suo partito, che "vuole difendere lo stato di diritto", ha poi preso le distanze dal procuratore e dalla sua operazione antimafia.

Questo è solo l'ennesimo episodio di una politica che, da centrodestra a centrosinistra, non perde mai occasione di delegittimare il lavoro della Magistratura, anche di quella che ogni giorno rischia la vita per combattere la mafia, per il bene del Paese. Ed è l'ennesimo episodio su cui l'opinione pubblica, i vertici di certi partiti e gran parte della stampa italiana fanno prevalere l'omertà. Ricordiamo che a luglio delle segnalazioni dei servizi segreti sudamericani hanno rivelato che le cosche della 'ndrangheta starebbero progettando un attentato in grande stile ai danni del magistrato.

Come ha ricordato il direttore de ilfattoquotidiano.it, Peter Gomez, questi attacchi in Italia risalgono già ai tempi di Falcone e Borsellino che venivano massacrati per avere la colpa di "parlare troppo". E la norma criticata da Gratteri li avrebbe fatti espellere dalla Magistratura, in quanto ritenevano importante parlare delle loro indagini. Perchè? "Perché chi viveva in terra di mafia, come la Sicilia dell’epoca, doveva farlo per risvegliare la coscienza sociale e per proteggersi: quando uno ha un segreto in mano è più facile che venga ammazzato". Alle urne, come durante gli anniversari delle Stragi, quando le pagine social dei politici si rivestono ipocritamente delle foto e delle frasi di Falcone e Borsellino, e le strade e le piazze vengono chiuse per sfilate istituzionali imbarazzanti, non dimentichiamoci di questi attacchi alla magistratura antimafia.

 "La classe politica degli ipocriti e dei sepolcri imbiancati ha stravinto”, ha aggiunto Gomez. E questo, purtroppo, il 25 settembre non cambierà.