L'11enne che ha accoltellato un collaboratore scolastico non parla: mistero sul movente del gesto



di Elisa Leuzzo
Categoria: ABRUZZO
19/01/2022 alle ore 18:46



Saranno alcuni specialisti, tra psicologi ed esperti, a cercar di far breccia nel mistero che avvolge il grave episodio accaduto alla scuola Capograssi di Sulmona dove il collaboratore scolastico Savino Monterisi è stato accoltellato da un alunno della scuola di appena 11 anni.

L’uomo per fortuna, dopo la sutura alla ferita, non ha riportato gravi conseguenze, per un gesto che appare tuttora inspiegabile. La Polizia di Stato ha ricostruito la dinamica dell’aggressione: il ragazzino ha chiesto al collaboratore scolastico di essere accompagnato in palestra per recuperare la giacca di un insegnante e nel tragitto ha improvvisamente colpito il collaboratore scolastico, prima di fuggire. Si è poi scoperto che nessun insegnante aveva chiesto al ragazzo di recuperare la giacca.

Al di là della dinamica, però, quello che appare tuttora inspiegabile è il movente del grave gesto. Il ragazzino, infatti, non parla. Non parla con gli investigatori, ma nemmeno con i genitori. Le ipotesi, scrive Il Messaggero, frutto più di suggestioni e mezze voci raccolte tra i coetanei, è che il ragazzo possa essere stato condizionato da qualche videogame, se non in una challange, una scommessa, cioè, che segna il passaggio dalla fase preadolescenziale e quella dell’adolescenza. Pratica molto diffusa sui social dedicati ai più giovani come Tik Tok.

Intanto la famiglia dell’alunno si è rivolta ad alcuni specialisti per cercare di comprendere come sia potuto succedere che un ragazzino di 11 anni impugnasse un coltello contro un adulto per colpirlo senza un motivo apparente. Nel frattempo la stessa famiglia si è messa in contatto con il collaboratore scolastico: “Mi sono immedesimato nel loro dramma – ha raccontato lo stesso a Il Messaggero – e in quello che stanno vivendo. Una famiglia perbene che è rimasta disarmata da quanto accaduto, almeno quanto me. Mi auguro che loro e soprattutto il ragazzo riescano a trovare il percorso giusto per recuperare la serenità che meritano. Noi tutti, come comunità, dobbiamo fare di più per ascoltare e stare vicino ai ragazzi, perché a 11 non si può essere colpevoli, anche se sferri una coltellata senza ragioni ad un bidello. Dal canto mio so che non ce l’aveva con me, perché non lo conoscevo e non avevo mai avuto a che fare con lui; quindi anche inavvertitamente non ho potuto mettere in atto alcun comportamento che abbia potuto provocarlo in quella reazione violenta”.