Giorgia Meloni si dice pronta a governare. Ma forse farebbe meglio a riflettere



di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
19/05/2021 alle ore 10:00



Sospinta dai sondaggi settimanali e lusingata (chi non lo sarebbe?) dalle attestazioni di stima che ogni giorno le piovono addosso come succulente polpette, Giorgia Meloni ha scelto un salotto di quella Rai che cogestisce pro quota per annunciare di essere pronta, ove gli italiani volessero, a governare. Provocando l'oramai consueto, trasversalissimo compiacimento. 

Certo, non è andata a Rai2, da quei quattro incoscienti di "Anni 20" che giocano al politicamente scorretto e che, nell'intento di perculare il dogma dell'infallibilità dell'Unione europea, hanno scatenato un vespaio pur col loro striminzito share. Nossignori. La leader preferita e coccolata dall'Anonima Sondaggi, difesi col minimo sindacale di un tweet quegli scavezzacollo impertinenti, si è accomodata a Rai3, nello studio ambito e assai corretto di "In Mezz'ora", sottoponendosi alle cure della signora Annunziata, autentica e bollinata Vestale del potere aziendale e non.

Il fatto è che la Meloni sembra una sorta di fenomeno paranormale. Non si può che parlarne bene anche quando la si critica. Gode di ottimissima stampa (le lodi sperticate e oblique alla sua autobiografia e il battage pubblicitario vorranno pur dire qualcosa, o no?) e di grande considerazione anche tra gli avversari più tosti. Seppur volontariamente all'opposizione (e perciò causa prima -giusto per ricordare!- della riconferma dell'insopportabile Speranza al governo!) non ha raccattato neppure per scherzo giudizi negativi, ma plausi convinti dal noto cucuzzaro dei Saputi di ogni ordine e grado che ne ha controfirmato la scelta come "responsabile" e "repubblicana". 

E non v'è dubbio che la leader di Fratelli d'Italia, a fronte di un partito al quanto sgarrupato e del tutto sprovvisto di classe dirigente (tranne rare eccezioni e acquisizioni), sia stata da tempo individuata dai circoli più influenti del reale potere economico e mediatico come una alternativa forse non auspicabile, ma possibile e praticabile; un contrappeso di certo più comprensivo e malleabile rispetto a quel volgarotto di Matteo Salvini tanto riottoso quanto scostante nonché capacissimo di mattane (leggi estate 2019!) improvvide e inspiegabili. 

La Meloni appare più funzionale agli interessi continentali e atlantici, che sono poi le (poche) cose che contano per davvero. Tant'è che, se ci si fa caso,  pure quando insiste nel chiedere "il blocco navale" e la chiusura dei porti per contrastare l'immigrazione clandestina riceve critiche in punta di fioretto e di diritto (al netto degli imbecilli del web e degli odiatori di professione!). 

Anche se spesso propende per un eloquio troppo comiziante, da "opposizione al sistema" si sarebbe detto, la sua caratura è già superiore, soprattutto se rapportata allo sconfortante panorama politico attuale. Ma è chiaro che dovrebbe acquisire quell'esperienza di cui è del tutto sprovvista. 

Che sia capace di guidare un partito è assodato. Che sappia guidare l'Italia, soprattutto dopo un fuoriclasse come Mario Draghi, è faccenda del tutto diversa. Andrea Pirlo (speriamo nessuno s'adonti per il paragone) è stato un campione che in campo ha vinto tutto. Ma che questo potesse bastare a guidare la squadra più titolata, senza aver mai allenato in precedenza e nonostante gli incessanti peana che ne hanno accompagnato la scelta, ha portato lui e la Juventus al disastro. Ecco, Giorgia Meloni è politicamente giovanissima. Può tranquillamente attendere e apprendere. Magari misurandosi con gli oneri (tanti) e gli onori (pochi) di una città come Roma.