Un anno di pandemia, il bilancio: "Da emergenza sanitaria a catastrofe economica"


In Abruzzo 146 giorni chiusi, a rischio 1.300 aziende


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
07/03/2021 alle ore 17:14



Sono oltre 1.300 le imprese abruzzesi che rischiano la chiusura, 385 solo nel comparto moda, e se la media nazionale dei giorni di chiusura degli esercizi pubblici, che sono stati costretti ad abbassare le saracinesche a causa delle restrizioni imposte dalle misure anti-covid, è di 119 giorni, in Abruzzo il totale sale a 146, in un  contesto che va da un minimo di 69 ad un massimo di 154.

Per l’economia e le imprese, il bilancio del primo anno di pandemia è un bollettino di guerra: dal primo lockdown alla seconda ondata, dodici mesi di convivenza forzata con il virus sono costati all’Italia una riduzione di -183 miliardi di euro del Pil e di -137 miliardi per i consumi – di cui 36 da addebitare all’assenza di turisti; abbastanza da riportare la spesa ai livelli del 1997, un passo indietro di 24 anni. Una catastrofe che ha già “licenziato” 262mila lavoratori autonomi e che non è ancora terminata: se non arriveranno sostegni adeguati, nel 2021 rischiano di cessare l’attività 450mila imprese, per una perdita di circa 2 milioni di posti di lavoro.

È quanto emerge dal Dossier “Le imprese nella pandemia: marzo 2020 – marzo 2021”, predisposto da Confesercenti per fare il punto sull’impatto della crisi generata dalla pandemia sul sistema economico, ad un anno di distanza dal primo lockdown.

Tra crisi prolungata, e ristori ancora insufficienti, le attività economiche sono ormai al limite, bisognose di una terapia intensiva.

Secondo la recente indagine Istat “I profili strategici e operativi delle imprese italiane nella crisi generata dal Covid-19”, dell’11 gennaio, che monitora gli effetti del Covid sulle imprese con oltre 3 addetti di tutti i settori, sono 292mila le aziende che si trovano in una situazione di seria difficoltà (“statiche in crisi”).

Queste attività coinvolgono 1,9 milioni di addetti. Sono le più piccole aziende ad essere più a rischio: il numero medio di addetti per impresa di questa platea di aziende è pari a 6,5. Estendendo la stima dell’Istat all’intera platea delle imprese, incluse quelle con meno di 3 addetti, possiamo aggiungere altre 160mila imprese, con oltre 200mila addetti, all’area di quelle a rischio chiusura. Il totale delle imprese a rischio salirebbe quindi a circa 450mila, con oltre 2 milioni di addetti tra dipendenti ed indipendenti. Queste micro-attività non avrebbero adottato alcuna strategia di risposta alla crisi, risposta definita “proattiva” dall’Istat e rischiano la chiusura definitiva.

Oltre la metà di queste imprese, 250 mila, è nel settore dei servizi, in particolare alberghi e pubblici esercizi, altre attività turistiche, alcuni comparti del commercio al dettaglio, inclusi gli ambulanti, dell’ingrosso, le agenzie immobiliari, i servizi alla persona come parrucchieri, centri estetici, il comparto del tempo libero, intrattenimento e della cultura, quasi 1 milione gli occupati coinvolti.

Tra queste, l’impatto della crisi potrebbe essere particolarmente forte per le imprese attive come bar e ristoranti (-51.085 a fine 2021) e del commercio di abbigliamento (-14.881).