Nuovo dpcm, oggi si decide: in vigore dal 6 marzo al 6 aprile


Sul tavolo, tra misure e restrizioni, il nodo scuola


di Redazione
Categoria: ITALIA
02/03/2021 alle ore 11:57



Nuovo Dpcm, oggi è il giorno decisivo: sul tavolo, tra misure e restrizioni, il nodo scuola. Il provvedimento, il primo Dpcm del premier Mario Draghi, entrerà in vigore il 6 marzo e sarà valido fino al 6 aprile, con regole e divieti anche a Pasqua e Pasquetta.

Dalle 9.30 è in programma una nuova riunione tra il presidente del Consiglio e gli esponenti della maggioranza per definire la stretta contro la diffusione del coronavirus in un quadro complicato dall’impatto delle varianti covid.

A tenere banco, è il caso di dire, resta la questione scuole, con lo scontro sull’ipotesi di chiudere gli istituti anche nelle zone arancioni.

L’allarme varianti e il progredire della curva epidemiologica spingono il governo a sorvegliare la scuola e a prendere provvedimenti: ma se la chiusura nelle zone rosse ha l’ok di tutti, l’idea di mettere tutti in dad nelle fasce arancioni, sempre più numerose in un Italia alle prese con le varianti e dove le attività commerciali restano comunque aperte, ha creato una spaccatura tra i ministri.

Per ora solo una cosa è certa, con la risalita dei contagi e le varianti aggressive, il governo ha deciso che, come da indicazioni del Cts, chiuderà “tutti gli istituti nelle zone rosse”, ha annunciato il capo del Comitato Agostino Miozzo. Ma il nodo che divide i ministri è quali misure disporre per le scuole in zona arancione. Nella riunione di oggi si sarebbero recepite le indicazione del Cts anche sul criterio di ulteriore chiusura, a livello locale, in caso di 250 casi ogni 100mila abitanti anche nelle regioni non rosse. I ministri sarebbero però divisi proprio tra i favorevoli alla chiusura solo delle scuole e chi, invece, vorrebbe chiudere anche negozi e centri commerciali nelle zone arancioni: i rigoristi obiettano che non ha senso allontanare il contagio dalle classi e permettere ai ragazzi magari di assembrarsi nelle vie dello shopping ma l’ala degli aperturisti batte sul tasto dell’economia. Intanto si aggiungono le scuole che chiudono.

Tuttavia per rendere la scuola un luogo sicuro bisogna incrementare le vaccinazioni dei docenti, oggi arrivate a quota 150mila. “Troppo poche, si va a rilento”, accusa Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “150mila somministrazioni su 800mila docenti che, sommati agli Ata, arrivano a un milione, sono un po’ pochine”. E aggiunge: “Non penso che si debba necessariamente interrompere la didattica ma se ci sono le varianti e molte classi sono in quarantena, allora significa che teniamo aperte le scuole solo per una questione di facciata”. Infine c’è il capitolo congedi e sostegno alle famiglie.

“Sono già a lavoro per poter ripristinare quegli strumenti necessari per sostenere le famiglie in qualsiasi caso le scuole vengano chiuse: congedi parentali straordinari retribuiti e il diritto allo smart working -garantisce la ministra alle Pari opportunità Elena Bonetti– Stiamo studiando anche una misura ad hoc per i lavoratori professionisti, per le partite Iva” altrimenti “si andrebbe a dare un carico eccessivo alle famiglie” in modo “da evitare, ciò che è già avvenuto”, ovvero “un aggravio sul lavoro femminile”.

L’impianto del nuovo Dpcm, al di là della questione scuola, è noto da giorni.

Barbieri e parrucchieri: Chiudono barbieri e parrucchieri in zona rossa. E’ una delle novità nella bozza. “Sono sospese le attività inerenti servizi alla persona, diverse da quelle individuate nell’allegato 24″, tra parentesi però è riportato che dall’”allegato 24 vengono eliminati i servizi dei saloni di barbiere e di parrucchiere”.

Musei, cinema e teatri: Riapertura dal 27 marzo. Per i musei, l’ingresso deve essere prenotato on line o telefonicamente con almeno un giorno di anticipo”. “Gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto sono svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi. Le attività potranno svolgersi a condizione che siano approvati nuovi protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento, approvati dal Ministero dei beni e delle attività culturali e validati dal Comitato tecnico-scientifico, che indichino anche il numero massimo di spettatori per spettacoli all’aperto e di spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala. Restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto quando non è possibile assicurare il rispetto delle condizioni” stabilite dal Dpcm.

Bar e ristoranti – Bar e ristoranti resteranno chiusi dopo le 18.

Palestre e piscine – Restano chiuse.

Discoteche – Fiere e discoteche chiuse anche in zona bianca secondo la bozza.

Sci – Piste e impianti di sci chiusi fino al 6 aprile.

 

La lettera inviata dal presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, in rappresentanza di tutti i governatori, è datata 27 febbraio. Nella missiva, visionata dall’Agenzia Agi, come premessa si sottolinea che “è già in corso una discussione sui contenuti del prossimo provvedimento di legge urgente in materia di ristori” e si prende atto con favore che alcune delle richieste sono state accolte quali “l’istituzione del tavolo tecnico di confronto per la revisione e l’aggiornamento dei parametri”.

E si evidenzia “la necessità di rivedere le regole che disciplinano la gestione e il contrasto della pandemia nonché la rapida accelerazione della campagna vaccinale”.

Ogni regione ha inviato in via informale dei pareri riguardo al prossimo Dpcm. E così il Friuli Venezia Giulia chiede che “le lezioni individuali in palestre e piscine” siano consentite. “Devono avvenire su prenotazione effettuata almeno 24 prima. Le attività potranno svolgersi a condizione che siano approvati nuovi protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio”. Riguardo l’art. 20 “si chiede di eliminare dal comma 1: ‘L’attività didattica ed educativa per i servizi educativi per l’infanzia, per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione continua a svolgersi integralmente in presenza’, mentre a proposito del comma 2 dell’articolo 25 “si ritiene necessario, viste le diverse normative regionali adottate in materia, che venga chiarito che le chiusure prefestive e festive non riguardino quelle strutture che presentino ingressi direttamente accessibili da parcheggi esterni”.

All’art. 26 “si chiede di aggiungere il seguente comma ‘È consentita dalle ore 11.00 fino a chiusura l’attività di somministrazione di alimenti e bevande esclusivamente con consumazione da seduti sia all’interno che all’esterno dei locali, su posti regolarmente collocati e in ogni caso nel rispetto delle Linee Guida approvate dalla Conferenza delle Regioni relativamente alla distanza minima interpersonale di un metro”.

L’Abruzzo chiede che non ci siano limitazioni agli allenamenti dei maestri di sci. “Dal combinato disposto delle disposizioni di cui all’art.2 co.3 Dpcm 14.01.2021 e dell’art.23 Decreto Ristori-quater emerge – sottolinea ancora l’Abruzzo – una incongruenza: infatti, da un lato, il Dpcm prevede che ‘Le ordinanze – ossia quelle con le quali sono individuate le Regioni che si collocano in uno scenario di tipo 4 e con un livello di rischio alto – sono efficaci per un periodo minimo di 15 giorni’ e, dall’altro, richiede, ai fini di una nuova classificazione, ‘la permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive comporta la nuova classificazione’ (art. 23 Decreto “Ristori-quater”)”.

La provincia autonoma di Trento chiede, invece, di “prevedere l’apertura dei servizi alla persona (parrucchieri, estetisti, toelettatura animali) in zona rossa”. Stessa richiesta del Molise affinché “ai parrucchieri, barbieri ed estetisti possa essere concesso di lavorare anche in zona arancione e rossa previo appuntamento senza che in sala di attesa esitino clienti non opportunamente distanziati”. “Un divieto in tal senso, oltre ai prevedibili danni economici, sarebbe in totale contrasto con le scelte di carattere di lotta epidemiologica, assunte sin dall’inizio della pandemia”, sottolinea l’Abruzzo.

Le regioni Piemonte e Molise chiedono di “autorizzare esplicitamente gli alberghi a servire i pasti ai propri clienti anche nelle zone arancioni e rosse”. Da qui la proposta di emendare il Dpcm. Inserendo che “i clienti delle strutture ricettive prive del servizio di ristorazione possono consumare i pasti (colazione, pranzo e cena) presso altre strutture ricettive con le stesse convenzionate”. E che resti “consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati”.

Le Marche propongono, invece, il prolungamento dell’orario di apertura fino alle ore 21:30” dei servizi di ristorazione “con rigidi protocolli di sicurezza, il rispetto delle regole anti-assembramento e controlli efficaci” e per alcune categorie “l’asporto dovrebbe essere consentito fino alle ore 21.30”. Altra richiesta è quella di proporre di autorizzare l’attività di somministrazione di alimenti e bevande nei circoli in territori montani ed in frazioni di comuni “nel rispetto dei protocolli di sicurezza e limitatamente agli associati”.

Per quanto riguarda le cerimonie civili e religiose le Marche propongono di “definire criteri oggettivi e rigorosi che consentano ad ogni singola regione, in base alla situazione pandemica, di fissare regole e protocolli di sicurezza per permetterne la realizzazione”. Inoltre: “In molti Comuni soprattutto di piccole dimensioni i mercati ma soprattutto le fiere a carattere mensile sono da considerare quale un servizio essenziale.

Si ritiene di prevedere che le fiere all’aperto non debbano essere vietate qualora si applichino le disposizioni di cui ai protocolli di sicurezza e alle normative anti-assembramento”. Infine si propone “nel rispetto di rigidi protocolli di sicurezza e al fine di evitare anche disparità di trattamento, di permettere” nei centri commerciali alle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi ed edicole e delle librerie” di rimanere aperte “anche nei giorni festivi e prefestivi non essendo esercizi commerciali”. E “si rinnova la richiesta di riprendere in considerazione le riaperture delle palestre (presso locali al chiuso) e delle piscine, anche per lo sport di base ed amatoriale”.

Il Veneto, invece, punta sulla possibilità in presenza degli esami di qualifica dei percorsi di IeFP, nonché la formazione in azienda solo ed esclusivamente per i dipendenti dell’azienda stessa”.

La Campania chiede, invece, di ripristinare il seguente periodo nel prossimo Dpcm: “Con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza”. Ed ancora occorre ripristinare “la sospensione delle attività presso i centri culturali, i centri sociali e i centri ricreativi”. “Entrambe le modifiche – si aggiunge – si giustificano con il fatto che le varianti del virus COVID-19, soprattutto quella inglese, sono caratterizzate da una particolare diffusività; il che impone di ridurre il più possibile le occasioni di contatto sociale e, a maggior ragione, sconsiglia, vivamente, di mitigare il regime attualmente vigente”.

Ed ecco le osservazioni della Lombardia: “prevedere che si svolgano in presenza i corsi di formazione individuali o quelli che necessitano di attività di laboratorio; prevedere l’apertura dei servizi di ristorazione fino alle ore 22.00; ampliare le tipologie di attività che possono restare aperte nei centri commerciali nei fine settimana (tra cui tintolavanderie); prevedere per le Regioni la possibilità di adottare misure relative alla chiusura delle scuole e dei servizi per l’infanzia e delle scuole primarie e secondarie di primo grado” e di “reinserire in zona rossa i ‘Servizi dei saloni di barbiere e parrucchiere’, nonché degli ‘estetisti’”.