Le furbizie di "Giuseppi" e quelle di Bergoglio: ma se è così non c'è speranza!



di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
20/10/2020 alle ore 10:20



Non c’è speranza. Perché, passi avere un presidente del Consiglio tanto furbo quanto banale. Ma averci così pure un Papa, per giunta in presenza di pandemia, dà davvero la misura della sfiga del momento.

“Giuseppi”, come al solito, paraculeggia lisciando i suoi follower dal profilo privato (ignorando l’istituzionale) gestito da Tigellino/Casalino, dicendo che “chiude” ma non del tutto e che “vieta” ma non ovunque. 

Stanzia per la sanità che ha bisogno di tutto e di più un misero 10 per cento della manovra. Rinvia il pagamento delle cartelle esattoriali perché lui, in verità, è buono e comprensivo e, infine, scarica, manco fosse Ponzio Pilato, sui sindaci la responsabilità del possibile “coprifuoco” serale nelle zone della movida e sui presidi quella di decidere se chiudere o meno le scuole. Che bravo!

E però, purtroppo, Sua Santità, fa ancora peggio. Fa proprio il gesuita (nell’accezione popolare!), che poi è quel che meglio gli è sempre riuscito.

Così all’Angelus esorta noi peccatori a non pensare al trapasso da Covid-19 e alla salvezza dell’anima, ma piuttosto a pagare le tasse perché, spiega solenne, è “giusto”.

Che quasi un ingenuo, battendosi il petto, avverte l’esigenza di precipitarsi all’Agenzia delle entrate più vicina reclamando una “cartella” purchessia.

Mentre chi è un po’ più smaliziato si pone domande che sa già resteranno inevase, nonostante le svariate sentenze della Cassazione.

Tipo: ma la Chiesa le tasse le paga davvero? Davvero gli Enti che amministrano il suo immenso patrimonio immobiliare, i suoi alberghi, le strutture d’accoglienza e riposo, le scuole foraggiate da denaro pubblico e da elevate rette private, gli ospedali e le case di cura, la miriade di esercizi commerciali pagano tutte le tasse dovute allo Stato italiano?

Inutile aspettare risposte. Così come del tutto inutile sarebbe chiedere al Pontefice perché mai non ottempera alla reiterata richiesta Argentina di estradizione di monsignor Gustavo Oscar Zanchetta, da lui sempre protetto e fatto vescovo. 

Com’è che funziona la giustizia in Vaticano? Quel che vale per Cecilia Marogna, più nota come la “dama del cardinale”, non vale per l’amico di Bergoglio che si sottrae da anni al giudizio dei tribunali?

Vuoi vedere che per il noto fustigatore di costumi seduto sul Soglio di Pietro è più grave intascare denaro per consulenze fittizie che l’accusa, con tanto di testimoni e prove documentali, di essere unoschifoso pedofilo? Perché se è così davvero non c’è speranza.