Gemelli uccisi dal padre. L'ORCO


Il dramma nel Lecchese


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
29/06/2020 alle ore 18:07



C'erano una volta due fratelli, Elena e Diego. Dodici anni entrambi. Gemelli. Ed una vita ancora da scrivere.

Era una mattina come tante altre o, forse, ancora più tesa e limpida. Una di quelle mattine in cui ti viene voglia di correre, saltare, giocare fino a quando di fiato te ne resta nei polmoni. E, magari, continuare nel cortile di casa dopo una giornata trascorsa in montagna in compagnia di quella che doveva essere la guida sicura per entrambi. Il punto di riferimento. La mano che protegge.

Il papà.

Ed invece arriva l'orco, quando meno te lo aspetti e nel momento più vigliacco che una mente malata possa concepire. Di notte, quando ogni tentativo di minima difesa si dissolve in un sonno che diventa senza fine.

“Non li vedrai mai più” è il messaggio inviato dal mostro alla madre.

È stata lei a dare l'allarme, dopo essersi precipitata e aver trovato i figli ormai morti nella casa di villeggiatura della famiglia.

L'uomo, con il quale i rapporti si erano logorati, si era nel frattempo suicidato lanciandosi dal ponte, unico testamento quelle foto su Instagram. “Coi miei ragazzi sempre insieme”, il suo commento.

Adesso quella madre, distrutta dal dolore, ha soltanto bisogno di silenzio. Di riuscire ad elaborare un lutto di indicibile profondità. Un dolore che ti sconquassa il cuore ed ogni fibra del corpo e del cervello.

Il più alto segno di rispetto che possiamo riservare a questa donna è quello di non cercare in una improbabile infermità mentale dell'orco la soluzione più comoda ad un gesto che non può essere in alcun modo accettato.

L'infermità mentale del reo va dimostrata.

Addirittura, secondo l'insegnamento della giurisprudenza, soltanto dopo aver accertato che il fatto sia tipico, antigiuridico e colpevole.

Cioè come "extrema ratio" e non in via preventiva.

L'incapacità di intendere e di volere non può e non deve rappresentare una giustificazione per quegli omicidi che, spesso, hanno nell'indole malvagia dell'essere umano l'unica motivazione.

Decidere di privare della vita i propri figli è un atto di libera autodeterminazione.

Lucida. E senza scuse.