Ci si sarebbe aspettati di meglio dalla trasferta teramana di Matteo Renzi. Meno pathos dozzinale e, magari, qualche proposta concreta. Meno chiacchiere e più assunzione di responsabilità dal rottamatore finito rottamato che oggi prova l’ansia da prestazione per una ipotetica seconda chance.
Il fatto è però che l’incanto sembra si sia esaurito. E la ridotta platea, più curiosa che attenta, di Teramo l’ha visualizzato plasticamente.
Fosse ancora tra noi Marco Pannella l’avrebbe caldamente sconsigliato.
Improduttivo e pure controproducente andare da quelle parti a parlare di quel suo saggio appena sfornato. Con un titolo (“La mossa del cavallo”) che rimanda dritti al gioco più impegnativo nonché all’arguzia sicula del compianto Camilleri.
E probabilmente il Giacinto teramano l’avrebbe anche rimbrottato per quel copia incolla da “bignamino” dell’Eneide con cui lo Statista mancato di Rignano sull’Arno sta provando a reinventarsi. Sicuramente ne avrebbe ridicolizzato la pantomima che i suoi ansiosi supporter abruzzesi gli hanno organizzato col coinvolgimento scioccamente strumentale di alcuni bambini.
Matteo Renzi avrebbe dovuto dire cosa sta facendo -lui che sta al governo!- per alleviare le sofferenze della popolazione. Lui che questo governo l’ha fatto nascere avrebbe dovuto anzitutto scusarsi. Per l’elargizione col contagocce della cassa integrazione ai lavoratori, per il mancato o ritardato arrivo del fondo perduto e dei prestiti alle aziende, per il massacro della sanità di prossimità e per quant’altro, a partire dall’Inps, non funziona.
Ma niente. Silenzio.
Col di più del richiamo forzato agli anziani, i nostri anziani, racchiuso in un generico bisogno “d’abbraccio”. Mentre e’ evidente ovunque che non c’è categoria più vilipesa e massacrata nella propria dignità dal costante taglio delle pensioni di cui anche lui è stato complice.
Non sono portati a spalla, come l’Anchise da Enea, i nostri vecchi. Sono loro spesso, con quel poco che hanno, a tenere in piedi, a sorreggere le famiglie. Loro, non la politica che se ne ricorda solo in campagna elettorale. Se Renzi vuol davvero avere un’altra occasione è bene che lasci stare i racconti e cominci a dirlo. E si scusi.