Emilio Fede non è Al Capone. Ma evidentemente certa magistratura vuol farsi odiare



di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
24/06/2020 alle ore 13:23



Che Emilio Fede non sia Al Capone lo capisce pure un bambino. Perciò è chiaro che certi magistrati vogliono farsi odiare. Altra spiegazione non c’è. 

La più potente delle caste nazionali -che sta lentamente affogando nella cloaca prodotta dalle chat del dottor Palamara- sembra propensa, addirittura, ad accentuare la nausea che certi metodi producono nella pubblica opinione. Una sorta di tafazzismo irrefrenabile.

Come altrimenti spiegare la decisione di far arrestare a Napoli l’ottantanovenne Emilio Fede reo di essere “evaso” (alla scadenza dei sette mesi di domiciliari!) per non aver atteso risposta alla richiesta di permesso di festeggiare il compleanno. Stanato e prelevato mentre si accingeva ad addentare una margherita in pizzeria insieme alla moglie. 

Neppure il più squinternato degli sceneggiatori avrebbe potuto pensarla peggio. Ben sei uomini dell’Arma che bloccano il  “pericolosissimo” delinquente in una città notoriamente tranquilla! 

A conferma dell’incredibile puntualità con cui da un po’ di tempo a questa parte i magistrati italiani riescano a farsi tanto male e tutto da soli. 

Una sorta di demenziale contrappasso per chi del “non poteva non sapere” ha fatto il cardine di investigazioni buone solo ad acquisire notorietà. 

Autoaffondati oggi da quelle armi, i Trojan,  che avrebbero dovuto smantellare il malaffare nella società e che, invece, stanno facendo emergere tutto il lurido mercimonio interno alla corporazione.

Personaggi reverendissimi e ossequiatissimi che brigano, tramano, chiedono, ambiscono, pretendono come e peggio della peggiore politica, ma che al contrario dei comuni mortali, non temono nulla. 

Non hanno lorsignori togati, giusto per capirsi, il problema del “traffico d’influenze” con cui tengono al guinzaglio alcuni politicanti. Quello che per altri è galera sicura -pure senza prove!- per loro, male che vada, è “malcostume”. Magari dilagante, ma solo quello. 

Unica categoria dove s’accede con un semplice concorso pubblico e si diventa come il Kevin Costner di “Untouchables”.

Con la risibile differenza che Emilio Fede non è Al Capone.