FASE 2: PROVE DI RIPARTENZA SCHIZOFRENICHE


LA SCIENZA DEL CAFFÈ


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
18/04/2020 alle ore 13:30



Inutile negarlo. Da quando l'Italia si è fermata per colpa del coronavirus, la nostra vita è cambiata totalmente.

Lavoro da casa, convivenze forzate, giorni che si susseguono gli uni uguali agli altri, alterazioni dell’umore e del ritmo sonno-veglia.

Ecco, stamattina era una di quelle in cui la mia sveglia biologica mi ha buttato giù dal letto con notevole anticipo rispetto al mio solito orario che, per la verità, rintocca regolarmente sempre prima delle sei antelucane.

Ma tant’è. Oggi non volevo saperne di rimanere a letto e, perciò ho deciso di accompagnare la mia insonnia con un fumante caffè.

Mentre stringevo tra le mani la mia tazza, pensavo alla data del 4 maggio prossimo, individuata come l’inizio della famigerata e tanto attesa “fase 2”.

La scadenza delle attività commerciali e produttive che dovrebbero tornare a mettersi in movimento viene costantemente monitorata ed aggiornata dal comitato scientifico istituito presso la Presidenza del consiglio dei Ministri che, sulla base dell’andamento epidemiologico del COVID-19, formula ipotesi circa l’individuazione delle ripartenze considerate più sicure.

In particolare bar e ristoranti dovrebbero riaprire prima di estetiste e parrucchieri.

Non sono uno scienziato, per carità, ma non credo occorra esserlo per capire a lume di naso che si tratterebbe di una scelta – politica e sanitaria – incoerente ed inesatta.

Il punto di partenza, oltre alla individuazione di tutti i protocolli di sicurezza relativi alla sanificazione degli ambienti di lavoro, all'adozione di guanti e mascherine ed alla predisposizione di appositi dispenser con soluzioni antibatteriche, viene pressoché costantemente individuato nella necessità di assicurare il rispetto della distanza minima di un metro tra il lavoratore ed il cliente.

I parrucchieri, si sostiene, non potrebbero garantire il rispetto di questa distanza.

Certo. Il dato mi sembra ovvio.

Ma politici e scienziati blasonati dimenticano che, ed esempio, i parrucchieri utilizzano per applicare le tinte, il perossido di idrogeno (ossia l’acqua ossigenata), esiziale per il COVID-19.

Ancora, gli asciugacapelli emettono un getto di calore intorno ai 70-80° C, con una temperatura in grado di indebolire sensibilmente la carica infettante del coronavirus.

Per non parlare, poi, delle piastre per capelli che raggiungono addirittura valori doppi (intorno ai 150° C).

Eppoi c'è lo shampoo.

I composti saponici, a contatto con pelle e cute per almeno 20 minuti, sono in grado di disgregare il film lipidico che ricopre il COVID-19.

E parliamo ancora di distanze?

Non mi risulta che barman e camerieri siano esperti giocolieri in grado di lanciare caffè e pietanze da distanze superiori ad un metro.

Come diceva Totò…”ma mi faccia il piacere!”.